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Banche, territorio, politica

Anche tremonti approva il ritorno delle grandi banche al territorio: “Resta ancora aperta la grande questione del “territorio”. Il Pil italiano è fatto al 95% da imprese con meno di 15 addetti distribuite sul territorio, ma le più grandi istituzioni bancarie negli ultimi anni sono state concentrate in una logica centrale e verticale. Questa tra la struttura “minima” dell’economia e l’architettura della “grande banca” è una asimmetria che la crisi ha dimostrato non positiva. Non è competenza dei governi disegnare l’architettura dell’industria bancaria. Abbiamo solo soft power. Va comunque registrata oggi come molto positiva la tendenza delle grandi banche a riformarsi adottando modelli “territoriali” nuovi, anzi vecchi, ritornando alle agenzie, ai direttori di agenzia, recuperando anche verso il basso l’arte antica di fare banca”. Il rapporto tra banche e politica resta comunque molto critico.

Mediterraneo

Vola alto l’intervento di tremonti a Capri, all’incontro dei giovani industriali sul mediterraneo, inquadrando la questione meridionale in un contesto storico e traendone alcune conseguenze sul ruolo dello stato (opere pubbliche, legge e ordine), la degenerazione del regionalismo, la necessità di arginare il default della sanità del meridione (c’è  qualcosa che non funziona perché le famiglie meridionali hanno la metà e il sistema costa il doppio, la sanità non può essere un’industria è un servizio pubblico, la triade appalti – fondi europei – sanità non è sostenibile nei termini attuali). La lucidità dell’analisi confligge tuttavia con i limiti evidenti degli interventi in atto e prospettati, dove la soluzione chiave, cioè il federalismo fiscale imperniato sui costi standard dei servizi, è proiettata in un futuro lontano e incerto.

 

 

 

Il nodo da sciogliere

Il dibattito di oggi Giulio Tremonti – Enrico Letta alla Bocconi è stato piuttosto scontato e ripetitivo . video-integrale . Più interessante l’articolo di Carlo Trigilia su Il Sole 24 Ore che punta il dito sulle radici del dualismo Nord-Sud che Tremonti pensa di risolvere con il federalismo fiscale. Qui sta probabilmente il grosso nodo da scogliere per il nostro paese, con modalità che saranno però tutte da definire, stante la genericità dell’impostazione sinora adottata.

Utili ai lavoratori

La proposta di Tremonti di  istituzionalizzare forme di partecipazione dei lavoratori agli utili di impresa sta suscitando dibattito. Il Sole 24 ore pubblica un intervento a favore di  michel martone e uno contro di roberto perotti .

E’ significativo forse ricordare che una logica di questo tipo è coerente con l’insegnamento dei maestri italiani dell’Economia aziendale come Zappa, Onida, Masini. Quest’ultimo in particolare considerava la retribuzione integrativa dei lavoratori (in pratica l’assegnazione annuale di una quota dell’utile) come  componente normale dell’equazione economica dell’impresa, del sistema dei valori economici e quindi in pratica del suo bilancio di periodo.  Questo faceva parte dell’insegnamento economico aziendale impartito in Boccon negli anni ’60, ’70 ed anche ’80. Successivamente  queste teorie sono state ritenute poco realistiche e si è assistito al prevalere dell’ideologia dello shareholder value, portata avanti a volte con eccessiva sicurezza e poca concessione al dubbio sotto la spinta di tendenze internazionali concepite come manifestazioni di una verità oggettiva. La tradizione dei nostri studi aziendali si è quindi almeno in parte persa.  Abbiamo visto nell’ultimo anno dove ha portato la dottrina dello shareholder value.  E’ buffo che ora tornino attuali impostazioni che parevano condannnate al dimenticatoio. Lasciando perdere ragionamenti di tipo politico, si dovrebbe forse  riflettere sul fatto che proposte di questo tipo emergano da una cultura di tipo giuridico e siano tendenzialmente rigettate dalla cultura economica.

Momento critico

Il processo di riforme della PA si trova di fronte a un   passaggio critico costituito dall’irrisolto e storico conflitto di competenze tra il Dipartimento della Funzione pubblica (che fa capo alla Presidenza del Consiglio come ministero senza portafoglio) e Il Ministero dell’economia. Indipendentemente dai ministri che si sono succeduti nel tempo queste strutture non hanno mai collaborato in modo apprezzabile nell’implementazione delle riforme, determinando uno dei motivi non secondari per gli insuccessi del passato. Sarà ancora così?

Il 5 x 1000 in pericolo

C’è una petizione di “vita” in difesa del 5 x 1000 che non ha senso aprire a una situazione di emergenza come quella dell’Abruzzo. Un raro esempio riuscito (nonostante i ritardi nell’erogazione) di sussidiarietà orizzontale rischia di essere snaturato come in parte è già avvenuto con l’apertura alle società sportive e con gli eccessi di promozione pubblicitaria da parte delle grandi organizzazioni.

Tremonti e fra’ Luca

“Le patologie del capitalismo e il piano del presidente Obama”  è il titolo di un articolo di Giulio Tremonti scritto per Italianieuropei e anticipato  dal Corriere del 12 febbraio:  Patologie_del_Mercato C’è dentro un’analisi della crisi basata su 4 patologie. Interessante in particolare la quarta , secondo cui l’ultimo capitalismo si “è liberato dal vincolo della partita doppia”. Qui Tremonti rende omaggio a “un antico francescano, fra’ Luca Pacioli”. Così il capitalismo si sarebbe spostato solo sul conto economico, abbandonando la base del conto patrimoniale. Questo non è stato solo un passaggio contabile, è stato soprattutto un passaggio politico e morale”.  (…) E’ così che il capitalismo ha preso la forma istantanea del conto economico. E’ così che è venuto via via configurandosi un capitalismo di tipo nuovo, di tipo take away: estrai ricchezza dal contro patrimoniale, saccheggi i valori che ci sono dentro e li porti fuori”.