La cattiva educazione è spesso presente nella vita universitaria… se ne lamentano alcuni studenti su campus Non si tratta tuttavia di un problema nuovo: cattedratici e goliardi dei tempi antichi ne sono stati spesso protagonisti. Disponiamo oggi anche di seri studi internazionali sulla academic malpractice
Il rapporto al Parlamento britannico su students and universities infiamma la polemica sulla higher education del Regno Unito.
Peter Williams, chief executive della Quality Assurance Agency, dichiara a timeshighereducation che si tratta di un tipico esempio di policy-based evidence anziché di evidence-based policy, in sostanza di un rapporto fondato su pregiudizi. Gli estensori dello stesso rispondono per le rime.
Non solo da noi quindi si discute in modo acceso sull’università.
Times higher education riferisce di un report sul rischio per le università inglesi di perdere quel personal touch che costituisce una caratteristica centrale per la loro identità, reputazione e fondmentale scopo come istituzioni di insegnamento. Così il rapporto riconosce che “Proximity of staff to students, teaching methods centred on the idea of learning as a partnership, and students receiving personal attention from staff are all qualities “intimately associated” with the reputation of the sector and the standard of teaching it provides..” C’è il rischio – dichiara un esperto – di non potersi più aspettare che il docente possa conoscere e chiamare per nome i propri studenti.
Il Convegno annuale dei dirigenti delle università italiane (Codau) si è svolto nei giorni scorsi a Reggio Calabria. Ecco la relazione che ho svolto relazione_codau.pdf
Gli studenti non sono né clienti né prodotti dell’università ma persone che partecipano a un processo di trasformazione che li riguarda. Da qui si può partire per ragionare di qualità…
The Times Higher Education documenta gli errori delle università americane nel gestire le aspettative degli studenti.
When students arrive at university, they carry with them a host of expectations about higher education – expectations that can be easily disappointed. With attrition rates under the spotlight and students becoming savvy and demanding consumers who expect value for money, universities are now in the business of managing these expectations.
more than 20 per cent of university students in the US fail to return for a second year. Faculties are demanding that orientation leave students prepared for something other than drinking. THE:crtitiche alle università americane
“From Higher Aims to Hired Hands:The Social Transformation of American Business Schools and the Unfulfilled Promise of Management as a Profession” è il titolo del libro di Rakesh Khurana che illustra come le business schools abbiano rinunciato all’ideale di fare del management una vera professione, accontentandosi di gestire dei prodotti, i master in business administration MBA, e di trattare gli studenti come consumatori: khurana
The Times Higher Education se la prende con i media e i governi (USA e UK) che tengono sotto pressione università e studenti. Le ultime generazioni di studenti sono “overtested, overdrawn and overburdened”. Da sempre gli studenti sbagliano, errare può essere umano, certamente è umano correggere. L’errore è parte dell’apprendimento. Ciò che lo studente apprezza è Continua la lettura di Contro l’università supermarket→
Il CODAU, Convegno permanente dei direttori amministrativi e dirigenti delle università italiane mi ha invitato a tenere una relazione al loro incontro annuale sul tema “QUALITA’ SIGNIFICA DETERMINARE I PROCESSI DI LAVORO IN FUNZIONE DELL’UTENZA”. “La managerialità a garanzia della qualità dei servizi “è il titolo di questo convegno che si terrà a Reggio Calabria il 19-20 settembre : programma
E’ un’occasione per me importante di confronto con i manager delle università italiane su un tema che cercherò di trattare nei termini del titolo assegnatomi dagli organizzatori ma anche mettendo in luce come la qualità presenti tanti volti e sfugga a tutti i tentativi di definizione.
Da una parte abbiamo il prof. Israel che sostiene con chiarezza la sua tesi: se+consideriamo+la+scuola+come-una-azienda+la+portiamo+alla+rovina e di conseguenza chiarisce ” che la scuola e l’università non sono aziende e servizi, che la cultura e l’istruzione non sono “prodotti”, che l’efficienza aziendalistica è assolutamente inappropriata e inefficiente in questo contesto, che l’idea di concepire alunni e famiglie come “utenti” è devastante, che il termine “customer satisfaction” andrebbe proscritto in questo contesto, salvo la valutazione di edifici, gabinetti e servizi accessori all’insegnamento propriamente detto…”.
Dall’altra parte assistiamo a spinte dalla base, amplificate dai media, che porterebbero a forme anche rozze di una customer satisfaction autogestita, come quelle realizzate a Milano dagli studenti di acidopolitico con il supporto del quotidiano La Repubblica: Facolta-di-Scienze-politiche:I-voti-ai-ai-docenti
Lee Harvey, professore a Birmingham e uno dei maggiori specialisti europei di valutazione delle Università, è stato sospeso dall’incarico di direttore della ricerca e valutazione presso The Higher Education Academy, dopo la pubblicazione di una sua lettera su Times Higher Education di critica del metodo della National Student Survey (riportata in un precedente post del 27 aprile).