Si è chiuso il 30 novembre 2023 il ciclo di incontri organizzato a Brescia da Vitale-Zane & Co. 100 minuti: “Era digitale, reti, Intelligenza Artificiale, coscienza individuale”
Sono intervenuto al quarto incontro imperniato sulla relazione del filosofo Silvano Petrosino: registrazione
L’articolo di nicholas carr riprende il Kubrick di 2001 per una riflessione sull’impatto di Internet sull’approccio alla conoscenza indotto dalle tecnologie: l’affidarsi troppo a queste nell’intermediare il nostro rapporto col mondo potrebbe modificare il carattere umano appiattendone l’intelligenza. Non un destino ineluttabile ma un rischio da considerare .. Alcune manifestazioni pratiche nel mondo del lavoro sono richiamate da un altro recente articolo di rampini
vedi: Nicholas Carr, The Big Switch: Rewiring the World, From Edison to Google
Sono interessanti le posizioni del teologo Vito Mancuso, molto al di là dell’aspetto che riguarda cristianesimo e fede. Ecco alcuni interventi in cui :
ripropone l’attualità di Simone Weil e del suo pensiero: la-ragazza-che-sfido-il-tiranno
individua analogie e convergenze tra il pensiero egualmente rigido di scienziati materialisti (il pensiero neodarwinista ortodosso), da un lato, e la dottrina ufficiale della Chiesa cattolica in tema di bioetica, dall’altro “a prima vista sembra non ci debba essere nulla di più distante, ma le cose, forse, non stanno così”: una-strana-convergenza
rivaluta la capacità di distinzione tra diritto ed etica propria dei vecchi democristiani come Andreotti: etica-di-fronte-alla-vita-vegetale
Questa frase è nell’articolo del teologo vito mancuso che offre parecchi spunti di interesse:
“… in Italia i più ritengono che il singolo sia più importante della società, e per il bene del singolo non si esita a depredare il bene comune della società. Da qui il tipico male italiano che è la furbizia, uso distorto dell’ intelligenza. Il furbo è un intelligente che sbaglia mira, che non ha un oggetto adeguato su cui dirigere l’ intelligenza, che non capisce il primato dell’ oggettività e la dirige solo su di sé. Al contrario chi sa usare davvero l’ intelligenza capisce che la vita contiene valori più grandi del suo piccolo Io, e di conseguenza vi si dedica. L’ intelligente gravita attorno a una stella, il furbo invece fa di se stesso la stella attorno a cui tutto deve ruotare. Con l’ ovvio risultato che un insieme di intelligenti è in grado di creare un sistema, in questo caso non solare ma sociale, mentre un insieme di furbi è destinato semplicemente al caos e alla reciproca sopraffazione. Noi italiani siamo più corrotti perché usiamo in modo distorto la nostra intelligenza, e tale distorsione la si deve alla mancanza di un’ idea comune più grande dell’ Io, cioè di una religione civile e dell’ etica che ne discende”.
Idee e commenti dalla ricerca di management