Restano sempre attuali, anche se estremizzano alcuni aspetti, gli interventi di Giorgio Israel di qualche tempo fa sul suo blog di fronte alle prospettive di una valutazione di scuola e università troppo semplificata e imitativa rispetto al management delle grandi imprese:
L’intervento di Luca Ricolfi, “la scuola ha smesso di insegnare?”, su lastampa sta suscitando un grande dibattito con tesi contrapposte, peccato che manchino del tutto dati di fatto e la discussione appaia completamente ideologica, nel segno di chi è pro o contro l’eredità del ’68, oppure basata sulla generalizzazione di esperienze meramente personali.Intanto su molti giornali appaiono lettere di giovani che si sono inseriti brillantemente all’estero e si lamentano di non aver trovato sbocchi in Italia. Ma quale scuola li ha formati?
La morte di frank mccourt è l’occasione per ricordare la passione per l’insegnamento vissuta da questo scrittore, testimoniata tra l’altro nel libro “Ehi, prof!”
Questo moderno sillabo è un “catalogo di 40 proposizioni erronee intorno alla scuola”. Si tratta di “frasi che riguardano la scuola contemporanea tratte dalle parole dei ministri Berlinguer e Moratti, da articoli di giornale o da stereotipi dell’opinione pubblica definiti ‘errori popolari’. L’autore in un paio di pagine confuta tali enunciazioni nella sostanza con un argomentare dall’aspetto cartesiano facendo uso di una lingua colta, anzi coltissima, volutamente troppo erudita e troppo classica in modo da ottenere un dirompente effetto comico. Il risultato è una veemente ironia intorno a questi stereotipi popolari e idee bislacche di ministri e giornalisti. Più che l’argomentare dall’aspetto pseudo-scientifico ciò che funziona a meraviglia è questa lingua pregiata usata per esprimere anche volute ‘volgarità’ quale il famoso PERNACCHIOa cui a volte l’autore ricorre per commentare la proposizione di cui si sta occupando. Questo contrasto tra lingua colta e irriverente sberleffo trova qui un equilibrio non facile da raggiungere…”
Si ritorna a parlare di valutazione della scuola. Da un lato abbiamo le proposte di un gruppo di lavoro (Checchi, A. Ichino, Vittadini) costituito da invalsi (l’agenzia nazionale di valutazione), disponibile anche con una sintesi
Dall’altro la visione del gruppodifirenze C’è stato anche un divertente scambio di idee tra esponenti di questo gruppo e gian-antonio-stella
La Fondazione Agnelli ha analizzato il profilo demografico degli insegnanti nei vari ordini di scuole: insegnanti-italiani-evoluzione-demografica Emergono opportunità interessanti nell’ottica del change management.
Questi servizio RAI sul film “la classe” mette in evidenza l’interesse di un approccio ai problema della scuola che parta dal basso, andando a vedere cosa effettivamente succede e non partendo da assunti ideologici, di un tipo o dell’altro. Anche il libro del francese Bégaudeux che ha ispirato il film è da leggere.
La scuola ha bisogno di cambiamenti. Qui luigi berlinguer ripropone il suo progetto che comprendeva anche la valutazione del merito dei docenti. Allora dovette abbandonare ma il problema naturalmente riemerge.
In questi tempi in cui si discute di scuola è forse utile ricordare la testimonianza dello scrittore americano Frank McCourt, autore tra l’altro del romanzo ehi-prof, che un anno fa al festivaletteratura_2007 si è espresso in questi termini sulla scuola americana: “il problema dell’istruzione sono i politici, che interferiscono troppo nelle scuole, riducendo tutto a degli standard; incrementano i test, i quali costituiscono controproducenti forme di controllo”. L’idea di educazione di Frank McCourt consiste nell’insegnare ai ragazzi a pensare; ma quando questi pensano, inevitabilmente vengono frenati dai test. Ma per l’autore è anche doveroso citare alcuni degli aspetti più affascinanti dell’insegnamento, come la possibilità di imparare divertendosi, seppur sia un fatto raro, ed il costruttivo rapporto che va creandosi tra professore ed allievi, i quali, scrutandosi a vicenda, diventano psicologi.