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Telecom e l’innovazione

 L ‘intervista di bernabé a Nova è tutta centrata sull’innovazione e le sue conseguenze per la cultura organizzativa, anche in Telecom:

“Un tempo l’innovazione era il privilegio dei grandi centri di ricerca. I Bell Labs, lo Xerox Parc… Discendeva da quei centri. Oggi nasce ai margini del sistema, è imprevedibile, emerge dal basso, da piccole aziende, dai consumatori stessi. Questo impone un cambiamento anche nel contributo di Telecom Italia. Certo, noi portiamo la connettività, ma il valore viene da chi la usa per innovare: ebbene, dobbiamo fornire strumenti per abilitare i clienti e le aziende che innovano a esprimere tutto il loro valore. E, di conseguenza, a sfruttare al meglio la connettività che esiste». ….
“La logica non è più quella delle diverse parrocchie,ma un lavoro di squadra, interno ed esterno, per aumentare il valore complessivo. Gli strumenti di cooperative working, da soli, restano lettera morta se non cambia il modo di operare. Abbiamo aperto in azienda dei blog per interrogarci tutti insieme su cosa possa essere Telecom nel 2015. Riceviamo suggerimenti e creiamo una cultura di partecipazione, di autonomia di pensiero al servizio della squadra. Non più “yes man”, efficaci quando si compete solo sui costi, ma persone che si mettono in gioco»

La fine della finanza estrema?

Vedendo gli analisti finanziari di  lehman-brothers che escono dal grattacielo con gli scatoloni viene da richiamare la situazione di disagio globale che Guido Rossi (2008) ha ricondotto ad uno stato del mercato finanziario del nuovo capitalismo “interamente nelle mani degli speculatori, mentre chi produce è costretto a recitare un ruolo da comparsa”. Anche l’innovazione e la concorrenza sfrenate producono danni, soprattutto quando perdono riferimenti alla realtà. Quel certo “ritardo” italiano rispetto ai ritmi della modernizzazione, che molti economisti lamentano, può alla fine rivelarsi salutare.

Made in Italy

Si è svolto oggi alla Fondazione IRSO l’interessante seminario di studi sul made in Italy introdotto da una relazione di Giorgio De Michelis. Gli intervenuti hanno condiviso l’idea proposta dal relatore che le 3-4000 medie imprese sulle quali si basa la ripresa delle esportazioni italiane e la competitività del nostro paese nell’economia globale siano accomunate da una caratteristica distintiva che si presta ad una sintesi in termini di made in Italy. Ciò significa una forma di innovazione design based, nel senso più ampio dove si manifesta visione, imprenditorialità, senso estetico, proposta di qualità del vivere. Queste imprese fanno cose molto importanti che sono ancora poco note e studiate. Avrebbero bisogno di servizi (sistemi software, formazione, finanza, ecc. ) pensati sulla loro misura e non estrapolati da altri contesti, o impostati secondo standard uniformi. Stefano Miceli, Federico Butera, Emilio Genovesi, Edoardo Loccioni, Fiorello Cortiana ed altri hanno contribuito a sviluppare questi spunti concordando sull’esigenza  di un ampio programma di ricerca sulla imprese del made in Italy che aiuti ad orientare politiche industriali ancora troppo legate a un concetto poco realistico di innovazione troppo centrato sul trasferimento tecnologico e sulla ricerca scientifica genericamente intesa. 

Maria Montessori

La storia italiana è segnata da figure di innovatori individualmente forti, ma isolati, non sostenuti dal contesto. Si pensi a Maria Montessori, riproposta da un recente film televisivo come giovanissima studentessa che sfida l’ostilità del contesto accademico del tempo all’idea che una donna sudiasse da medico: film

 

 Fu lei la prima donna italiana a laurearsi in medicina. Sappiamo che poi Maria acquisì fama internazionale come fondatrice di un metodo e di un movimento nel campo dell’educazione dei bambini. Estese ai bambini normali l’attenzione destinata originariamente a quelli “ritardati”. Ma seppe anche resistere alle lusinghe della istituzionalizzazione del suo metodo da parte del regime fascista.  mariamontessori

 

 

Ricerca e innovazione nello Statuto della Lombardia

 Il nuovo statuto della Regione Lombardia è stato approvato anche in seconda lettura. Mi fa piacere vedere che è stata accolta nella definitiva formulazione la mia proposta, accolta e presentata alle consultazioni della Commissione Statuto dal Rettore Decleva, di correggere il testo della bozza originaria in tema di ricerca e innovazione che iniziava in questo modo: ” 1. La Regione incentiva l’innovazione tecnica, scientifica e produttiva, gli investimenti e le iniziative nel campo della ricerca di base ed applicata al riguardo, così come quanto necessario al raggiungimento di risultati di eccellenza in tale ambito”  …

Ai nostri politici – di maggioranza e opposizione -viene naturale pensare alla ricerca, senza alcuna malizia, come qualcosa da “incentivare” e ai ricercatori come persone che innanzitutto ricercano finanziamenti. Sarà utile riflettere su questo da parte del mondo universitario, soprattutto. Il testo approvato parte da un presupposto diverso, considera la ricerca una forza autonoma della società, che ha un ruolo traente; prima di tutto è giusto che la Regione  riconosca questo ruolo, poi potrà valorizzarla ed eventualmente incentivarla. Segue il testo dell’art. 10 come è stato alla fine approvato. Continua la lettura di Ricerca e innovazione nello Statuto della Lombardia

Sanità e innovazione

La sanità è un settore di grande potenziale per il futuro e rappresenta una frontiera anche per il management. L’intervista a Forum PA dell’assessore lombardo Bresciani individua il triangolo virtuoso sanità-università-industria come possibile motore di sviluppo e generazione di valore.

intervista bresciani

L’intervento pubblico in questo settore ha quindi un profondo significato ma deve saper combinarsi con tutte le energie presenti nella società, quelle che danno spinta all’innovazione tecnologica ma anche la cultura delle professioni e i contributi del mondo associativo.