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La dimensione intellettuale della crisi

La gente si è sentita presa in giro dice   fitoussi in questa intervista:  “L’attuale crisi va esaminata nella sua triplice dimensione: economica, finanziaria e intellettuale. Contrariamente a quello che si pensa, il vero ostacolo per una ripresa è l’ultimo aspetto: quello intellettuale. La crisi proviene infatti da una grande menzogna. Non soltanto dei finanzieri, ma anche di politici, forse in buona fede, diventati prigionieri di una dottrina assolutista e che ha prodotto effetti catastrofici”.

Superbo sapere

Divertente questo articolo di geminello alvi che ironizza su certe pretese di alcuni economisti:

“Non meno fuori misura è stato peraltro l’economista Francesco Giavazzi che in Tv, sdegnato, coi capelli elettrici, s’è lamentato: che il governo non stia usando il superbo sapere degli economisti. Come se in questo cupo mestiere fossero da comprendersi solo se stesso e gli amici suoi, per cui il liberismo sarebbe di sinistra. Pure lui sdegnato poi da un’altra tragicomica scoperta: che Tremonti voglia rispettare i conti prestabiliti, non si contraddica, e dissenta da quella perversione finita male che è stato il prevalere della finanza americana. La qual cosa pure lei ci conferma in una certezza: alla vanità ferita di economisti in desiderio di dare consigli, ma mai al di sopra delle parti, come ai titoli tragici, è meglio non badare. I consigli migliori il governo fa bene a chiederli ad altri. E semmai se li potrebbe dare già da solo. Basterebbe usare sul serio l’idea meritoria di una economia sociale di mercato. Se significa qualcosa, essa implica il sano principio che meglio dei sussidi in denaro serva la creazione di nessi solidali, mutualistici, comunitari; e che su di essi occorra investire.”

Ironia sui fondamental-liberisti

Il Foglio ironizza sulle gaffes degli economisti fondamental-liberisti. Oltre al folclore c’è qualche spunto interessante sul fatto che “non bastano gli schemini per intepretare la realtà” e  sul ruolo della cultura umanistica nei periodi di crisi: ” la riflessione sui limiti dei banchieri che sono passati da una forte cultura umanistica, che consentiva di considerare le cose del mondo con respiro storico, a una tutta centrata sugli algoritmi mi pare convincente. Vi sono tanti ottimi operatori e studiosi economici in Italia e nel mondo. Che, spesso, però hanno una funzione da idraulici, far funzionare bene i flussi quando sono attivi. Su questa loro funzione sono in grado di dare lezione a tutti. Però quando c’è da costruire o ricostruire un sistema, quella cultura appare parziale. E diventa urgente trovare qualche architetto per ricostruire. Dotato anche di una fondamentale cultura umanistica” : fondo e fondi

“Silete, economisti”

Divertente questa intervista di Tremonti piena di sarcasmo contro l’intera categoria degli economisti e contro la “tecnofinanza che ora si sta autodistruggendo attraverso la meccanica geometrica dei computer…”        intervista al foglio

Per lui “non è una sfida accademica, è una partita culturale, e alla fine una partita politica”. E’ una critica che investe l’ambiente artificiale costruito attraverso i modi e i tempi della globalizzazione, la finanza senza regole, i nuovi principi contabili IAS e  Basilea 2 che ampliano il rischio dando un’illusione di sicurezza… “… la meccanica di una ricchezza che cresceva in forma geometrica e progressiva basandosi sul debito, creava l’illusione che tutto fosse insieme perfetto e prevedibile, stilizzabile in modelli matematici millimetrici e infallibili. E’ in questo ambiente artificiale che l’economia è stata presa da una specie di ubris – parola che certi economisti tenderebbero a credere inglese e invece è greca – e si è illusa in ordine a una sua nuova natura”.

Scuola: onore al merito

Anche l’intervento del Ministro Gelmini  in una seguita trasmissione televisiva – gelmini-8emezzo – affronta la questione del merito in relazione alla scuola. Forse vi sono condizioni nuove per affrontare questo problema dopo i tentativi senza successo del passato. Certo occorrerà uno sforzo maggiore di elaborazione e non potranno bastare i soliti slogan sulla concorrenza proposti da economisti e uomini di impresa che del resto faticano molto a seguire precetti simili anche a casa loro.

Confusione di idee

Talvolta gli economisti sorprendono…  Di solito ci affliggono con la pretesa di misurare tutto attraverso modelli e indicatori. Poi capita che qualcuno di loro  candidamente dichiara:

“Chi invoca le buone ragioni della globalizzazione rischia invece di rimanere solo, vox clamantis in deserto. Ciò è a parer mio in parte inevitabile, non tanto perché i vantaggi della globalizzazione sono difficili da spiegare, quanto piuttosto perché sono difficili da misurare. Per ironia della sorte, gli economisti hanno dapprima sviluppato raffinate argomentazioni libero-scambiste, per poi trovarsi a doverle dimostrare utilizzando indicatori statistici che li smentiscono puntualmente, perché del tutto inadeguati a misurare i benefici del libero scambio. Ma c’è di peggio. Questi indicatori registrano un peggioramento della performance economica proprio laddove la globalizzazione dispiega al meglio i suoi effetti”.

Si legga il resto in: pil,l’ossessione…

Illusioni ottiche

La strada che conduce al miglioramento dei sistemi formativi ed educativi non solo è impervia ma deve attraversare tratti di deserto. Qui è possibile essere attratti da miraggi che portano fuori dal giusto percorso. Negli ultimi tempi si sta riponendo molta fiducia nelle ricette degli economisti, tanto che l’ufficio studi della Banca d’Italia sta diventando un riferimento importante anche per il mondo della scuola. Si tenga conto allora anche dei limiti inerenti agli approcci di politica economica, che a maggior ragione valgono quando ci si addentra in settori connotati da scopi multipli e grande intensità di relazioni interpersonali.

La legge di Goodhart recita: `When a measure becomes a target, it ceases to be a good measure’

goodhart’s law

auditing, educazione e legge di Goodhart