La relazione di Stiglitz all’Institute for new economic thinking affronta una delle riforme più impegnative per un economista: quella dello stesso pensiero economico…
La relazione di Stiglitz all’Institute for new economic thinking affronta una delle riforme più impegnative per un economista: quella dello stesso pensiero economico…
Può essere giusto criticare l’eccesso di riferimenti ideologici come sostiene questo articolo l’ideologia-soltanto-vecchio-arnese ma stigmatizzare il riferimento ad economisti del passato come Keynes o altri come se “un fisico o un chimico invitassero i colleghi a leggere libri di due secoli fa. Se ne sono fatte di scoperte scientifiche nel frattempo, in fisica come in chimica come in economia…” sembra davvero troppo
Grazie al prof. Capaldo l’economia aziendale fa sentire la sua flebile voce nei dibattiti sui modelli di capitalismo aperti da Il sole 24 ore: capitalismo-economia-azienda Ho fatto anch’io un breve commento sul web
L’editoriale di deaglio collega i problemi previsionali dei vulcanologi a quelli degli economisti; le emergenze rivelano le incertezze e l’entità dell’ignoranza …
La Fondazione syloslabini ha lanciato il manifesto per la libertà del pensiero economico che vale la pena conoscere.
Vi è qualcuno anche fra gli economisti che reagisce alla dipendenza culturale verso il mondo anglosassone, per esempio Paolo Savona, che di recente ha scritto: “vi è però anche un fenomeno del tutto disdicevole: l’accettazione, certamente al di qua dell’Atlantico, del colonialismo culturale americano, che si manifesta in diverse forme: l’esaltazione della cultura anglosassone da parte dei nostri media e l’accreditamento ricercato dai nostri economisti presso l’accademia americana, ignorando la buona produzione scientifica interna, nonché l’assegnazione di cattedre nelle nostre università sulla base delle citazioni (si chiama, ovviamente in inglese, impact factor) che ricevono i giovani ricercatori principalmente dalle riviste americane e dalle lobby che le guidano. Noi italiani conosciamo abbastanza bene le loro idee, loro ben poco le nostre. Una volta si chiamava ignoranza. In conclusione, il problema non è trovare un nuovo paradigma economico, ma mettere insieme quelli già di nosra conoscenza e, soprattutto, dare più peso ai modi in cui opera la patologia economica”. (Il Foglio, Perché non serve un nuovo paradigma per capire l’economia, venerdì 6 novembre 2009)
La risposta che darei al quiz di ieri è C) agli economisti manca l’umorismo, non tanto per la “tristezza” della loro scienza ma perché molti di loro hanno la tendenza di prendersi troppo sul serio; certo non vale solo per loro, come ho sostenuto anche in questo vecchio articolo su umorismo&management che scomoda persino Pirandello.
A) il fatto di non avere previsto la crisi
B) la parola, dato che Tremonti vuole farli tacere per 2 anni
C) l’umorismo, perché la loro è una “scienza triste”
Darò nei prossimi giorni la mia risposta
Il commento di Enzo Rullani al premio Nobel per l’economia indica la riscoperta della terra di mezzo tra stato e mercato: i-nobel-e-la-riscoperta-della-terra-di-mezzo; questo spazio intermedio è anche l’habitat dell’impresa sociale come non manca di segnalare la rivista Vita espressione del mondo del non profit: blog.vita
La motivazione del Nobel per l’economia di quest’anno reca il titolo Economic Governance : la si può leggere come riconoscimento che la governance delle istituzioni economiche e sociali è un problema e non una soluzione e apre quindi a un pluralismo di assetti non sempre valorizzato dalle teorie più accreditate. Insieme a questo vale la conclusione della parte riferita a Williamson: “Another far-reaching lesson from Williamson’s governance research is that core questions concerning actual and desirable social organization span several disciplines”. Cosa che a maggior ragione riguarda Ostrom, la cui premiazione apre alle scienze sociali in senso ancora più estensivo.
Journal of Law, Economics and Organization
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