Sul sito della Fondazione Istud è accessibile un interessante materiale su “leggere e comprendere la crisi”. Segnalo tra l’altro un intervento di Mario Unnia di cui riporto un brano sulla ricerca dei colpevoli:
In generale, è prevalso un comportamento ispirato alla ricerca del
colpevole, i governi e le banche, la finanza, per prime, indicate come unico
capro espiatorio. L’establishment industriale, manager in testa, ha preferito
scaricare tutte le responsabilità sulla finanza. Le professioni, a cominciare
dalla consulenza, si sono tirate fuori, scusandosi col dire di aver dato al
mercato ciò che il mercato chiedeva.
A questo proposito ricordo che in USA, proprio nei giorni caldi della crisi,
ci sono state due dichiarazioni emblematiche. Harvard ha celebrato i suoi
100 anni vantandosi di avere formato il 50% dei manager USA e del mondo
intero: eppure, a fronte di questo incisivo intervento sulla cultura
manageriale, non vi è stata nessuna ammissione di corresponsabilità. Per
contro, il dean del Mit dichiarava che esistevano delle precise responsabilità
delle università e delle business school, e prendeva impegno di rivedere a
fondo le filosofie di fare impresa che fino ad allora erano state insegnate.
Su Il Sole24Ore una sola voce s’è levata invitando l’accademia a fare
autocritica, subito è stata zittita dicendo che l’università e le business school
avevano dato il meglio di sé, e non erano responsabili per gli allievi
devianti. In sede Apco ho posto il problema di un’autocritica della
consulenza, ma è stato rifiutato. Idem in sede Aif.
La stampa ha sparato a zero sul mondo del credito, salvo dimenticare che nei
consigli delle banche e delle assicurazioni siedono imprenditori e
professionisti (il cosiddetto capitalismo di relazione), e che gli stessi siedono
nel consigli dei giornali, perché da noi non c’è l’editore puro.
Quanto al sindacato dei dirigenti, proprio nei giorni caldi s’è tenuto un
convegno di Federdirigenti lombardi: nessun cenno alle responsabilità, solo
la lamentazione per il taglio degli organici e la richiesta della revisione delle
pensioni, ritenute inadeguate. Nessuna traccia di autocritica naturalmente dai
sindacati.
Non sono in grado di indicare come usciremo dalla crisi. Mi sono limitato ad
indicare una chiave di lettura.