Questo articolo di Cipolletta su scuola e meritocrazia inquadra il problema nella giusta prospettiva: inizia infatti dicendo che “con tutti i loro limiti, scuola ed università restano le sole istituzioni che ancora prendono il rischio di formulare un giudizio, anche quantitativo, sul valore delle persone. Dopo di che, le cose cambiano radicalmente”. E conclude affermando: “… serve anche una scuola più meritocratica. Ma serve soprattutto una politica ed una società più aperta e trasparente, dove l’esempio della moralità e del merito venga dall’alto”. Non si capisce quindi il titolo dato da Il Sole 24 ore all’articolo: “Se la scuola è meritocratica il paese migliora”. Cipolletta dice una cosa diversa, che la scuola può e deve migliorare ma sotto il profilo della meritocrazia è già molto più avanti del paese e delle stesse imprese! Sono soprattutto questi che devono adeguarsi.
E’ disponibile, sul sito dell’associazione managementclub, il testo della ricerca LIUC da me curata, “La direzione del personale in azione”, già presentata nell’aprile 2009 alla LUISS insieme al terzo rapporto “generare classe dirigente”. L’analisi si pone l’obiettivo di verificare lo stato delle politiche del personale di un campione qualificato di medie imprese operanti in Lombardia dal punto di vista dell’orientamento a riconoscere e valorizzare professionalità e merito, confrontandole con un gruppo di imprese multinazionali
Il terzo rapporto “generare classe dirigente” è stato presentato nei giorni scorsi: rapporto-classe-dirigente Il contributo LIUC a queso progetto è rappresentato da una ricerca da me curata su “la direzione del personale in azione: gestione delle risorse umane e valorizzazione del merito nelle medie imprese”. Nel confronto delle prassi prevalenti nelle medie imprese italiane rispetto ad aziende multinazionali di equivalente dimensione emerge un più marcato orientamento alle persone che bilancia forse il minor grado di specializzazione della funzione personale.
E’ quella dei manager e finanzieri, secondo de_rita “che, sotto la esaltazione dei processi di globalizzazione e finanziarizzazione, hanno imposto una più ambigua coincidenza fra «valore» e «prezzo»: le aziende erano spinte a creare valore attraverso l’aumento del loro prezzo di borsa; i dirigenti erano spinti a far coincidere il loro valore con il proprio prezzo stipendiale e di bonus. Su questa spesso ingenua furbizia si è dissolta una applaudita tentazione di leadership collettiva; ma la crisi di questi ultimi mesi ha messo a nudo l’illusione del primato del prezzo come indicatore di valore professionale, aziendale e sociopolitico”.
Invece “è la connessione sociale, e non il prezzo come valore, che formerà la nuova classe dirigente. Sarà cosa lenta, ma inevitabile”.
L’intervento dello Stato torna a essere invocato quando serve marcegaglia
ma è difficile pensare che questo possa avvenire senza che si debba pagare un costo da parte delle classi dirigenti comunque coinvolte in questa situazione elites_in_pericolo
E’ in edicola con L’impresa il n. 4/2008 di Hamlet: “messaggi forti e chiari a una classe dirigente in difficoltà” dice lo strillo sulla copertina della rivista di Il sole 24 ore. Ecco l’indice: hamlet-n.4-2008:indice
Si segnala il redazionale “I Borboni e formazione. La mala educazione dei Vicerè” che collega alcune recenti affermazioni del Ministro Brunetta con il romanzo di fine Ottocento di Federico De Roberto.