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Banche e territorio

L’articolo di Franco Locatelli sul Sole del 6 marzo riconosce i successi delle banche di territorio, anche se avverte che è solo il primo round….  IN-BANCA-PICCOLO-E-DI-NUOVO-BELLO-CONTA-IL-TERRITORIO    – Più tranchant è l’opinione di Roberto Zuccato, Presidente degli Industriali di Vicenza “A Vicenza le banche popolari e le cooperative hanno mantenuto radici salde e riconoscono il bravo imprenditore al di là dei numeri. I grandi istituti di credito, invece, in questi ultimi anni hanno via via inserito dei giovanotti più spregiudicati, gente bravissima a piazzare i derivati ma con una scarsa conoscenza del territorio e delle sue aziende” (Il Sole 24 ore, 21 marzo, art. di Mariano Maugeri “Le grandi banche non sanno ascoltare le voci del Nord-Est”).

Come risanare?

Nell’intervista al Giornale,  Jacques Attali  ragiona sulla crisi, profila un ruolo importante per l’Europa ed esprime un’opinione forte sul ruolo delle banche. Questa risposta in particolare è interessante:

 Ma come risanare il sistema bancario?
«Il nodo è la remunerazione del banchiere. Per anni ha preso il risparmio, lo ha investito sul mercato finanziario, ma senza dire al risparmiatore quanto avrebbe guadagnato in realtà. Diceva: posso darle il 3%, in realtà lui intascava il 20% e quel 17% lo teneva per sé, non finiva né al risparmiatore né in investimenti produttivi nell’economia reale. La soluzione? La banca deve ricominciare a svolgere un ruolo di utilità pubblica e il banchiere deve tornare a essere un mestiere noioso, prevedibile».Per Attali il ruolo futuro dell’Europa si gioca anche sul riorientamento delle energie migliori «… L’Europa potrebbe addirittura essere la nuova superpotenza, non ha debiti ingenti, vanta un sistema giuridico affidabile, un’economia equilibrata, il miglior sistema sociale ….. C’è una sfida cruciale da vincere, quella dei talenti. Fino a oggi le migliori intelligenze finivano nel settore finanziario, attirate dai bonus milionari, ora bisogna che tornino all’industria e alla ricerca. L’Europa può dare l’esempio al mondo».

Banche, energia, farmaci, motori…

Ecco la risposta al quiz di sabato: a) una grande banca.  C’è un sito dedicato al best employer to choice   che pubblica classifiche delle aziende preferite dai nuovi laureati come possibili datori di lavoro. Intesa S. Paolo è in testa al ranking  del 2008 con ampio margine confermando la posizione del 2007, seguono  Eni, Bayer, Fiat Group, Apple, Ferrari, Microsoft…  : i settori tradizionali sembrano quindi tenere nell’immaginario dei giovani. Buffo poi che continui a essere in testa una grande banca…

Banche e Parmalat

L’accusa chiede pene forti al processo Parmalat e il PM Greco insiste sulla responsabilità delle banche:  «Senza il concorso degli istituti di credito la grande frode ai danni dei cittadini risparmiatori non sarebbe stata possibile…Il crollo finanziario internazionale di questi giorni dimostra ancora una volta che sul crac Parmalat avemmo l’intuizione giusta: le banche erano corresponsabili del disastro perchè di giorno e di notte lavorarono insieme al gruppo di Collecchio per fornire informazioni false», dice il pm.  E prosegue: «le banche aiutarono Parmalat a spacciare prodotti finanziari tossici, titoli che non avrebbero dovuto avere nemmeno il diritto di esistere. E sicuramente non sarà possibile accertare tutte le responsabilità di chi architettò la truffa e incassò stock option finite nei paradisi fiscali. Qui si parla solo di soldi e non di regole, da allora nulla è stato fatto per evitare che un altro caso Parmalat si ripeta in futuro».
 

Rating che producono opacità

 Tito Boeri interviene ripetutamente sui temi universitari riprendendo il recente libro di Perotti: boeri sull’università-1  –  boeri sull’università-2 che compie un’analisi cruda, rivelando nefandezze, ma propone poi i solidi rimedi incentrati sulle rilevazioni bibliometriche.

Boeri mi sembra più lucido quando analizza la crisi finanziaria (la repubblica -10 ottobre: il mercato senza fiducia). Tra  l’altro scrive: “…non ci si fida gli uni degli altri. Prima della crisi erano le agenzie di rating a trasmettere questa informazione. Sembravano più affidabili del giudizio del singolo banchiere sul grado di affidabilità del debitore. Paradossalmente questo ruolo crescente delle agenzie di rating ha reso i mercati finanziari sempre più opachi. Le banche di investimento si finanziavano emettendo strumenti di  finanziari sempre più complessi fatti apposta per ottenere rating positivi”.   Parole sante, ma perchè non devono valere anche per altre forme di rating come quelle che riguardano l’università, le scuole, i docenti?