Si vede che sabino cassese sta invecchiando, non è un brillantissimo incipit richiamare “lo spettro che si aggira per l’Italia” di marca marxiana (era l’Europa?) a proposito di valutazione dell’università. Ormai attaccare l’anvur è un po’ come sparare sulla croce rossa… più pertinente è forse evidenziare la contraddizione tra le solite litanie sull’abolire il valore legale della laurea e finire poi per dare valore legale alle valutazioni…
Con questo comunicato di fine anno l’ANVUR prende una posizione di aperta critica delle conseguenze della legge di stabilità per il finanziamento delle università italiane e arriva a stigmatizzare l’incapacità dei decisori politici “ad individuare le reali priorità del Paese dal punto di vista sia della vita civile e culturale sia dei fattori fondamentali che guidano la capacità di crescita e di sviluppo di un’economia moderna”.
In tempi normali si potrebbe definire “irrituale” questa critica alla politica da parte dei membri di un’agenzia nominata dal governo (quello precedente all’attuale, al quale del resto risalgono i provvedimenti originari di forte de-finanziamento) ; tuttavia la gravità della situazione porta ad apprezzare questa presa di posizione da parte di tecnici che sono comunque espressione del mondo universitario; soprattutto appare pertinente l’osservazione che l’università “si è aperta alla valutazione dei risultati come nessun’altra istituzione del Paese”. E’ un punto che merita di essere segnalato e ripreso nel 2013.
La relazione di Sabino Cassese al convegno di Roars è un lucido e spietato atto di accusa :
“L’Anvur, burocratizzando misurazione e valutazione, si sta trasformando in una sorta di Minosse all’entrata dell’Inferno o di Corte dei conti con straordinari poteri regolamentari, ma ignorando le conseguenze della amministrativizzazione della misurazione e della valutazione: la scelta degli esaminatori, la selezione dei docenti, lo stesso progresso della ricerca saranno decisi non nelle università, ma nei tribunali”.
ma le scelte insensate degli ultimi 10 anni hanno molti responsabili!
In questo nuovo liuc paper ripercorro l’esperienza ormai ventennale della valutazione nelle università italiane, delineando alcune proposte per il futuro.
Mentre le polemiche sui criteri di valutazione dei “prodotti” scientifici arrivano sulla grande stampa, il Presidente dell’Anvur cerca di illustrare la complessità delle operazioni intraprese dall’Agenzia. Dei limiti evidenti delle misure introdotte si è già detto; in pochi mesi si è cercato di recuperare 5 anni di stallo, si è corso troppo in fretta, si è confidato troppo in metodologie non rispondenti al contesto e si potevano evitare certe trappole; potrebbe essere l’occasione per discutere finalmente in modo serio di università, ricerca e valutazione coinvolgendo gli interessati come non è mai avvenuto, correggendo il tiro, ma senza fermare processi che rappresentano comunque una innovazione significativa e mettono in movimento tutto il sistema.
Non si può governare la complessità della ricerca scientifica con metodi meccanici a base di elenchi e di indicatori meramente numerici come pretende di fare l’Anvur nella valutazione applicata ai vari aspetti dell’università; un mare di critiche tutt’altro che motivate da mero conservatorismo sta ormai sommergendo le iniziative dell’Agenzia:
Mentre i filosofi italiani vengono invitati a scrivere in inglese dagli organi di valutazione accademica, la più aggiornata cultura filosofica americana da qualche anno parla italiano: filosofia made in Italy
Intanto sta avanzando il nuovo eserciziod di valutazione della ricerca come emerge dall’i’intervista a sergio benedetto dell’Anvur.
Sotto lo stimolo del prossimo avvio della valutazione della ricerca da parte dell’Anvur anche il dibattito su questi temi si sta ampliando con interventi più dignitosi e interessanti di quelli degli ultimi anni
Finalmente si discute seriamente sulle implicazioni dei criteri di valutazione della ricerca. Le iniziative dell’Anvur hanno innescato le reazioni di diversi esponenti delle discipline umanistiche: il dibattito ospitato da La Repubblica entra in profondità nella tematica:
I primi timidi segnali di vita dell’Anvur l’Agenzia di valutazione dell’università e della ricerca dopo la sua lunga (5 anni) gestazione si scontrano subito con una realtà troppo complessa per la mentalità schematica degli aspiranti valutatori: si confronti il primo documento sui criteri per i futuri riconoscimenti dell’idoneità ai ruoli della docenza (presentato come avvio di un dibattito) con la reazione di uno dei tanti opinionisti dei grandi quotidiani che provengono dagli ambienti accademici della-loggia
Nei prossimi mesi ci sarà da divertirsi… si tenga conto che sono passati due anni dall’annuncio enfatico del ministro che si sarebbe avviata l’anagrafe delle ricerche e pubblicazioni e che nulla si è visto ancora in questo ambito … l’Anvur non ha ancora sede, personale, risorse … e dovrebbe in poco tempo secondo il documento proposto al dibattito garantire e certificare le liste di pubblicazioni di potenziali commissari per le valutazione di tutte le discipline