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Ricerca e didattica: perché non valutarne l’interazione?

Il workshop dell’  anvur su TEACHING AND RESEARCH EVALUATION IN EUROPE si è concluso il pomeriggio del 5 dicembre con due interventi  di Didier Houssin (già presidente dell’Agenzia di valutazione francese) e di Giuliano Amato che hanno entrambi ravvisato l’esigenza che la valutazione dell’università abbracci anche le relazioni tra ricerca e didattica. Questo può sembrare ovvio, ma in realtà i tecnicismi hanno ormai così preso la mano che le valutazioni delle due attività core degli atenei scorrono ormai su binari paralleli, che non si incontrano mai. Amato ha individuato nell’innovazione la risorsa centrale per il futuro dell’Europa, richiamando l’importanza di una didattica che stimoli la creatività dei giovani; peccato che nel finale del suo intervento sia scaduto un po’ nel patetico riportando esempi tratti dalle esperienze di famiglia; quando si parla di università anche i migliori cervelli non resistono alla tentazione di proiettare limitate esperienze personali su scale più ampie …

Il futuro oltre la crisi

Sul Sole 24 ore del 14 dicembre Giuliano Amato scrive su “Le cose da fare e il respiro (nazionale) che manca”. Il futuro dopo la crisi richiede di sciogliere tre nodi principali : “meno ostacoli burocratici alla nascita e alla vita delle imprese, investimenti in innovazione e ricerca, valorizzazione del capitale umano”. Tutto ciò sembra pacifico ma “il problema è che queste parole sono diventate giaculatorie che ci ripetiamo a destra, a sinistra e in ogni dove, mentre in concreto tutto facciamo fuorché realizzarle, evidentemente perché ci sono ostacoli più forti di noi”… secondo Amato per la politica fare queste cose significa pagare un prezzo che negli ultimi 15 anni nessuno ha voluto sostenere.