Secondo alcune analisi l’Italia è vittima di una sorta di patto sociale all’insegna della low quality
v. Gambetta & Origgi: “We investigate a phenomenon which we have experienced as common when dealing with an assortment of Italian public and private institutions: people promise to exchange high quality goods and services (H), but then something goes wrong and the quality delivered is lower than promised (L). While this is perceived as ‘cheating’ by outsiders, insiders seem not only to adapt but to rely on this outcome. They do not resent low quality exchanges, in fact they seem to resent high quality ones, and are inclined to ostracise and avoid dealing with agents who deliver high quality …”
I problemi di attuazione della legge 240/2010 sull’università saranno discussi a Bicocca nell’ambito della presentazione di un recente libro di Anna Arcari e Giorgio Grasso: ripensare l’università
E’ uscito il libro paying the professoriate che confronta le condizioni contrattuali e retributive che regolano il rapporto di lavoro dei professori universitari in 30 paesi. E’ la prima volta che si realizza un confronto così ampio su scala mondiale. Giliberto Capano ed io abbiamo curato il capitolo 16 che riguarda L’italia: “16. Italy: From Bureaucratic Legacy to Reform of the Profession Giliberto Capano and Gianfranco Rebora”. La stampa internazionaleha dedicato una certa attenzione a questa ricerca soffermandosi però soprattutto sulla comparazione dei livelli salariali. In realtà la ricerca offre spunti molto maggiori di approfondimento su temi critici per il governo delle università nei diversi paesi.
La vicenda della falsa laurea honoris causa dovrebbe far riflettere; ci sono voluti anni perché qualcuno se ne acccorgesse e il ministero dell’università è stato del tutto assente; quello stesso ministero che aveva tollerato l’altro incredibile caso dell’università privata messa su in Calabria … ma poi ci sarebbe da ragionare sul bisogno di riconoscimento … per una università, dare premi e onnorificenze a personaggi noti dovrebbe comunque essere considerato un segno di debolezza non certo di prestigio … perché l’Anvur non considera il numero di lauree h.c. concesse nel tempo come un indicatore di eccellenza (con segno negativo)?
Sotto lo stimolo del prossimo avvio della valutazione della ricerca da parte dell’Anvur anche il dibattito su questi temi si sta ampliando con interventi più dignitosi e interessanti di quelli degli ultimi anni
Finalmente si discute seriamente sulle implicazioni dei criteri di valutazione della ricerca. Le iniziative dell’Anvur hanno innescato le reazioni di diversi esponenti delle discipline umanistiche: il dibattito ospitato da La Repubblica entra in profondità nella tematica:
E’ uscito oggi su IlSole24Ore il mio intervento sui sistemi di valutazione dei professori universitari che commenta i primi documenti dell’Anvur su questo problema
L’università, i suoi problemi e il suo funzionamento, è un tema che imbarazza gli economisti perché mette in crisi le loro ricette. Così qualcuno in un noto blog come organizationsandmarkets arriva a chiedersi come mai le grandi università di ricerca americane attirino così tanto gli studenti nonostante performance didattiche che – si ammette – sono così povere? : they cost so much and produce such low qualityteaching? Interessante è comunque la risposta: Maybe its a kind of screening effect — the job market rewards students who graduate from prestigious schools so good students tend to go there and the teaching is irrelevant — a network effect.