Martedì 27 maggio alle 18,00 alla Casa della Cultura di Milano davanti a un esiguo pubblico è stato presentato il libro “L’università di fronte al cambiamento”, a cura di Roberto Moscati e Massimiliano Vaira, Ed. Il Mulino, con interventi di Giulio Ballio, Luigi Berlinguer, Guido Martinotti, Michele Salvati, Roberto Moscati . Il libro si segnala per l’impostazione riflessiva, problematica e molto ben documentata rispetto a quei problemi delle riforme dell’università che troviamo così banalizzati sui quotidiani di informazione.
L’occasione del dibattito è stata un po’ persa data la scarsa partecipazione del mondo accademico milanese e l’eccessiva prolissità dei relatori. Oggi tuttavia si è avuto via Internet un commento di Abruzzese, cui mi sono collegato anch’io: dibattito
Questa relazione presentata al Convegno del 2007 del Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario sull’accreditamento è un buon esempio del concetto di qualità statica. Naturalmente anche questa forma della qualità è necessaria e utile, non si può vivere solo di qualità dinamica! (v.post di ieri su Musil). La qualità statica si presta alla quantificazione e anche il conseguirla può avere un prezzo. Come la relazione indica, “l’emissione di un certificato di qualità multisito per una Facoltà con diciotto CdS costa circa 10.000 euro per un triennio (prima certificazione e due visite di sorveglianza)”.
L’università italiana ha tanti problemi e tanti limiti ma è difficile riconoscerli nel quadro tratteggiato dall’articolo di Citati pubblicato con evidenza da Repubblica: Citati
In risposta Bernardini ironizza giustamente sul rimpianto del tempo passato: Bernardini
Viene però da chiedersi se una parte dei nostri problemi non provengono proprio dall’influenza eccessiva del pensiero di intellettuali come Citati nella società italiana: il metodo è sempre quello, giudizi pesanti fondati su vaghe ed episodiche impressioni, nessun riferimento empirico, nessuna verifica di quanto si sostiene con fatti accertati.
La strada che conduce al miglioramento dei sistemi formativi ed educativi non solo è impervia ma deve attraversare tratti di deserto. Qui è possibile essere attratti da miraggi che portano fuori dal giusto percorso. Negli ultimi tempi si sta riponendo molta fiducia nelle ricette degli economisti, tanto che l’ufficio studi della Banca d’Italia sta diventando un riferimento importante anche per il mondo della scuola. Si tenga conto allora anche dei limiti inerenti agli approcci di politica economica, che a maggior ragione valgono quando ci si addentra in settori connotati da scopi multipli e grande intensità di relazioni interpersonali.
La legge di Goodhart recita: `When a measure becomes a target, it ceases to be a good measure’
Lee Harvey, professore a Birmingham e uno dei maggiori specialisti europei di valutazione delle Università, è stato sospeso dall’incarico di direttore della ricerca e valutazione presso The Higher Education Academy, dopo la pubblicazione di una sua lettera su Times Higher Education di critica del metodo della National Student Survey (riportata in un precedente post del 27 aprile).
Forse non tutti sanno che alcune facoltà universitarie hanno preso molto sul serio le valutazioni periodiche espresse dagli studenti sulla qualità dei corsi e sull’efficacia didattica dei docenti. Per esempio a Ca’ Foscari la Facoltà di Economia pubblica da molti anni i risultati di queste valutazioni e vi è pure un premio per i docenti e i dipartimenti che ottengono i risultati migliori: valutazione-docenti
In altri contesti, per esempio Scienze Politiche a Milano, si sta discutendo animatamente sulla proposta di fare qualcosa di simile. Si tratta comunque di segni di vitalità di una parte almeno del mondo universitario che mostra una capacità di mettersi in discussione forse superiore a quella di altre categorie professionali e sociali.
La scuola e in generale la formazione operano sulla linea di confine tra diversi mondi e il loro stesso miglioramento richiede l’apertura al dialogo e al confronto nella consapevolezza della complessità. Per questo è importante l’incontro di oggi alla LIUC con il coinvolgimento di esponenti dell’economia (Corrado Passera), delle istituzioni (Adriano De Maio) e della stessa amministrazione scolastica (Mario Dutto): programma
Significativo in proposito è il recente quaderno bianco sulla scuola elaborato per conto del Ministero dell’Economia da un gruppo di lavoro interdisciplinare.
In Inghilterra infuria la polemica sul National Student Survey, una rilevazione dell’opinione degli studenti sulla qualità dei corsi universitari del tipo di quella che si fa anche in Italia. Il questionario adottato pone domande molto chiare e dirette: thestudentsurvey. Tuttavia la rilevazione è centralizzata dall’Agenzia di valutazione che ne userà i risultati per un ranking pubblico. Ciò determina pressioni sugli studenti per fare figurare bene la propria università, con il rischio di alterare la validità del test.
Ieri a Berlino abbiamo presentato la nostra relazione (Minelli-Rebora Turri) su Light and Shade of the Italian Experience nella valutazione della ricerca attraverso la peer review. L’Italia è ancora ai primi passi e l’introduzione di questi strumenti serve comunque a smuovere le acque. Nei paesi che sono più avanti non mancano comunque dissonanze di idee e conflitti intorno a questa controversa materia. Oggi il Workshop prosegue con altri interventi, fra cui quello di Starbuck che mette in evidenza il rischio che la ricerca sia eccessivamente orientata da processi imitativi di quanto fanno i ricercatori più affermati e conosciuti con conseguente appiattimento e sacrificio dell’originalità.
Il nuovo Statuto di autonomia delle Regione Lombardia è stato di recente approvato in prima lettura dal consiglio regionale, con voto bipartisan. Il confronto tra tutte le parti coinvolte ha portato a un risultato ampiamente condiviso, grazie anche all’impegno del Presidente della Commissione Statuto Giuseppe Adamoli. Tuttavia per quanto riguarda il rapporto tra università e politica sono emerse notevoli criticità. Ho fatto parte, insieme ai colleghi Fontanesi e Stella, della Conferenza delle autonomie regionali come rappresentanti delle 12 università lombarde. In questa sede abbiamo cercato di esprimere il disagio delle università Continua la lettura di Le Università lombarde e lo statuto della Regione→