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Rientrano in questo argomento gli interventi che riguardano le problematiche della formazione, della ricerca e del management universitario

Cura da cavallo

Secondo l’autore di questo articolo atenei in tilt=  all’università serve una cura da cavallo. Può darsi. E’ solo uno, neanche il peggiore, dei tanti articoli di questi giorni, ripetitivi sui tanti episodi che fanno folclore, inframmezzati da palesi inesattezze. Una per tutte: dice che prima della recente riforma, nel 1997, gli atenei erano 41 contro i 95 attuali; si può facilmente verificare che già nel 1989 le università in Italia erano 55 e 70 nel 1999. La cosa buffa è che i professori che sparano sulle università in nome del rigore lo fanno in modi che loro stessi non giudicherebbero dignitosi all’interno di articoli scientifici:

Rating che producono opacità

 Tito Boeri interviene ripetutamente sui temi universitari riprendendo il recente libro di Perotti: boeri sull’università-1  –  boeri sull’università-2 che compie un’analisi cruda, rivelando nefandezze, ma propone poi i solidi rimedi incentrati sulle rilevazioni bibliometriche.

Boeri mi sembra più lucido quando analizza la crisi finanziaria (la repubblica -10 ottobre: il mercato senza fiducia). Tra  l’altro scrive: “…non ci si fida gli uni degli altri. Prima della crisi erano le agenzie di rating a trasmettere questa informazione. Sembravano più affidabili del giudizio del singolo banchiere sul grado di affidabilità del debitore. Paradossalmente questo ruolo crescente delle agenzie di rating ha reso i mercati finanziari sempre più opachi. Le banche di investimento si finanziavano emettendo strumenti di  finanziari sempre più complessi fatti apposta per ottenere rating positivi”.   Parole sante, ma perchè non devono valere anche per altre forme di rating come quelle che riguardano l’università, le scuole, i docenti?

A cosa servono le università?

Le università non servono solo a spingere l’economia: ce lo ricorda un articolo di Times higher education  THE-25-sept riprendendo un documento della LERU, la League of European Research Universities di cui fa parte anche la Statale di Milano: what are universities for?

È nostra opinione che una riflessione approssimativa circa i ruoli che le università
possono svolgere nella società stia portando a richieste che esse
non possono soddisfare, al contempo oscurandone i contributi più importanti
e, con ciò, minandone il potenziale. È la totalità dell’impresa università
che conta. Non si può semplicemente scorporare un elemento e dire che
questo è quello che si vuole e quello per cui si è disposti a pagare. La
società umana non si può scomporre come necessariamente piacerebbe
fare ai governi a vantaggio di azioni politiche specifiche e separate. È un
insieme complesso e interrelato, e come un insieme deve essere inteso.
Nessuna disciplina in se stessa è sufficiente a cogliere l’intero – dell’individuo
tanto quanto del costrutto sociale. Naturalmente, le politiche pubbliche
porranno l’accento su questo o quell’aspetto in momenti diversi, ma non
possono semplicemente disporsi a ignorare tutto il resto sulla base puramente
temporanea, e pertanto relativa, di una preoccupazione del momento.
Infatti, le università sono l’unico luogo della società dove si riunisce la
totalità di noi stessi e del nostro mondo. Sono soprattutto le università, con
la loro varietà di interessi, a fornire le spiegazioni e i significati razionali di
cui hanno bisogno le società. Esigere da esse che rispondano a priorità
politiche a breve termine, specialmente in ambiti in cui è oscuro il rapporto
tra causa ed effetto, incoraggia tentativi fallimentari di misurare prodotti
intangibili con una metrica rigida; alla fine, conduce solo al disinganno.

Qualità come trasformazione

Il Convegno annuale dei dirigenti delle università italiane (Codau) si è svolto nei giorni scorsi a Reggio Calabria. Ecco la relazione che ho svolto relazione_codau.pdf

Gli studenti non sono né clienti né prodotti dell’università ma persone che partecipano a un processo di trasformazione che li riguarda. Da qui si può partire per ragionare di qualità…

Aspettative tradite

The Times Higher Education documenta gli errori delle università americane nel gestire le aspettative degli studenti.

When students arrive at university, they carry with them a host of expectations about higher education – expectations that can be easily disappointed. With attrition rates under the spotlight and students becoming savvy and demanding consumers who expect value for money, universities are now in the business of managing these expectations.

more than 20 per cent of university students in the US fail to return for a second year. Faculties are demanding that orientation leave students prepared for something other than drinking.
THE:crtitiche alle università americane