L’assegnazione di risorse in chiave premiante alle università, per quanto modesta, basta a suscitare proteste e reazioni degli svantaggiati. Non si dice però che in parallelo agisce una diversa assegnazione di fondi che attutisce ancora l’effetto e salvaguardia le situazioni in essere.
L’intervento di Luca Ricolfi, “la scuola ha smesso di insegnare?”, su lastampa sta suscitando un grande dibattito con tesi contrapposte, peccato che manchino del tutto dati di fatto e la discussione appaia completamente ideologica, nel segno di chi è pro o contro l’eredità del ’68, oppure basata sulla generalizzazione di esperienze meramente personali.Intanto su molti giornali appaiono lettere di giovani che si sono inseriti brillantemente all’estero e si lamentano di non aver trovato sbocchi in Italia. Ma quale scuola li ha formati?
L’analisi di lavoce.info mostra che la distribuzione di fondi pubblici alle università secondi criteri premianti del merito è puramente simbolica e in grave ritardo. Ancora una volta si manifesta l’endemico divario tra parole e fatti che caratterizza i comportamenti dei nostri governi , soprattutto nelle riforme che riguardano la spesa pubblica …
Emerge finalmente allo scoperto il contrasto di idee sulla riforma dell’università: ipocrisia , che dura da almeno da tre governi e sta producendo uno stallo senza fine; del resto le riforme prospettate sono prive di sostanza e grande è la confusione di idee all’interno di un mondo in cui ciascuno vede solo una piccola parte ma inevitabilmente generalizza … intanto l’affermazione di principi ideali si accompagna al continuo rinvio dell’azione.
In inghilerra si discute di impatto della ricerca con un livello di argomenti certo superiore al dibattito di casa nostra. Ciò vale ad evidenza sia per chi gestisce i processi di valutazione che per chi li critica anche ferocemente.
L’incapacità di valutare seriamente meriti e competenze delle persone si traduce nel prevalere di “criteri oggettivi” che mettono in una forma di conflitto irrisolvibile intere categorie come giovani e anziani: è quanto sta avvenendo nell’università: ingiusto-ricorro-al-tar – pensionamenti -prepensionato
Le polemiche sul merito nell’università trovano giustamente spazio nella pagine dei giornali e come al solito gli economisti hanno soluzioni belle e pronte: giavazzi – vaciago
Analisi più profonde che provengono proprio da quel mondo anglosassone preso come riferimento ci richiamano però a confrontarci con almeno due concetti di virtù :two competing conceptions of virtue, one determined by merit judged competitively and the other more vaguely but emotionally supported by a broader view of worth.
Le arti sono vitali quanto le scienze, dice il ministro britannico della higher education, in un discorso sulle due culture : i lavori del futuro non sarnno creati senza l’apporto dell’arte e delle scienze sociali e comunque l’economia e la società hanno bisogno di tutte le forme di conoscenza e di cultura, del resto sempre meno separate dalle tradizionali barriere disciplinari. Si può vedere nel discorso un bilanciamento rispetto alla recente creazione del Department for Business, Innovation and Skills, che supervisiona le universià ed enfatizza il “valore economico” della higher education.
In questo articolo il prof. Israel pone questioni rilevanti per la valutazione di scuola e università che pochi sembrano voler ascoltare:
” È altresì inquietante che un muro di silenzio assoluto si erga contro tutte le critiche che vengono mosse nei confronti dell’uso spesso acritico e sconsiderato – vero esempio di mancanza di probità scientifica – di metodi di valutazione numerica a dir poco discutibili. Non importa che tali critiche vengano mosse da organismi scientifici di primo livello, non importa che tutti sappiano che metodologie di valutazione della ricerca come il “citation index” siano delle assurdità totali, che le liste delle riviste scientifiche accreditate per le valutazioni contengano omissioni scandalose. E qui parlo di ricerca scientifica, ma anche l’esame delle statistiche internazionali sulla scuola fornisce una materia per esercitarsi a trovarne le numerose falle e a rivoltarne a piacere le conclusioni. Ci stiamo mettendo passivamente nelle mani di “esperti” il cui potere è spesso deriva soltanto dal far parte di imprese e gruppi influenti”.
L’editoriale di francesco_giavazzi e la mozione dei rettori crui 25 giugno collimano almeno nel constatare lo stallo in cui versano i provvedimenti per l’università. Su tutto il resto la convergenza è minore …Ma l’attesa ormai dura almeno dal 2006…