Su formaFuturi, magazine di APAFORM E ASFOR, è accessibile la mia sintesi sul tema al centro del Forum 2023 di Sviluppo & Organizzazione: educare-al-lavoro
Rientrano in questo argomento gli interventi che riguardano le problematiche della formazione, della ricerca e del management universitario
Su formaFuturi, magazine di APAFORM E ASFOR, è accessibile la mia sintesi sul tema al centro del Forum 2023 di Sviluppo & Organizzazione: educare-al-lavoro
E’ uscito il primo numero del 2023 di Sviluppo & Organizzazione SOMMARIO_SVILUPPO_ORGANIZZAZIONE_GENNAIO_FEBBRAIO_2023.pdf
Comprende tra l’altro il mio commento su educazione-sentimentale-un-approccio-visionario-alla-complessita-sociale/
Varese News ha sintetizzato così l’incontro del 15 marzo 2023 con colleghi e amici per l’inaugurazione della sezione con i miei libri donati alla biblioteca LIUC.
Il 15 marzo è programmato questo incontro
Storie-di-management: la-biblioteca-professionale-di-gianfranco-rebora/
Con la pubblicazione dei numeri 301 e 302 , S&O ha concluso l’annata 2021. Tra le novità, l’avvio della call for future, con la pubblicazioni di narrati immaginari ambientati nel 2071. In allegato il mio testo “le confessioni di una dottoranda”, nata nel 2044. S&O_301_Call for future_Rebora
E’ uscito il n. 278 di Sviluppo & Organizzazione. Nella rubrica Letture e Riletture commento il libro di Capano, Regini, Turri “Salvare l’università italiana, Oltre i miti e i tabù”: S&O_278_Rubrica Letture
La scomparsa di giorgio israel un anno fa, ci fa mancare uno voce importante di critica sui temi della scuola. E’ stata quindi opportuna questa iniziativa non solo celebrativa ma ricca di contenuti.
Dalle auto sportive fino ai college universitari le classifiche ormai tanto di moda pretendono di definire i vincitori in base a criteri ogggettivi. Ma niente di più soggettivo esiste che la scelta delle variabili da misurare, delle proxy rispetto a requisiti di qualità, dei pesi attribuiti a diversi fattori… anche in assenza di intenzionale manipolazione.
In occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Roma 2 Tor Vergata, la prolusione di ivano dionigi su Notum e Novum è iniziata chiedendo “Come mai nell’era del web planetario e del maximum dei mezzi di comunicazione, minima è la comprensione, e la parola non riesce a tener dietro alla cosa?”.
Dionigi ha richiamato come “l’Università, una delle istituzioni più prestigiose e più credibili del Paese che ha il privilegio di dare del tu alla storia, ha oggi una responsabilità supplementare, non riducibile a codificata ed esangue mission. I suoi maestri, i suoi uomini di pensiero, noi professori siamo chiamati a professare (profiteri) l’etica della competenza, vale a dire il sapere e i saperi nel segno dell’affascinare (delectare), insegnare (docere), mobilitare (movere); e l’etica del rigore intellettuale e morale, che non si concilia con la doxa rumorosa, la chiacchiera imperante, il facile consenso”.
E in questo senso ha indicato “due compiti tra i principali e più urgenti”:
– “In primo luogo quello di ricordare la bellezza, la prerogativa e il potere della parola: quel logos, che ci caratterizza”
– Il secondo: “promuovere un’alleanza naturale e necessaria tra humanities e
tecnologie all’insegna dell’unicità della cultura e pluralità dei linguaggi”.
Giuseppe Longo, matematico e informatico, analizza in questo articolo su complessità, scienza, democrazia come l’estrapolazione acritica di metodi da un campo all’altro sia deleteria; così la distinzione fra hardware e software, fondamentale in informatica, si rivela catastrofica per capire il vivente facendo perdere innanzitutto il senso della radicale materialità del vivente.
Analogamente, l’uso massiccio di strumenti bibliometrici per valutare la ricerca scientifica come avviene contando a macchina le citazioni, in pratica facendo votare tutti gli esperti di un settore sulla faccia della Terra, impedisce il formarsi di un modo di vedere diverso, di una scuola di minoranza. La scienza è sempre un sapere critico, che va contro il senso comune e che si costruisce anche contro il sapere di maggioranza.
Qui l’applicazione di una logica manageriale generalistica rivela tutto il suo limite di fronte a una realtà complessa come quella del processo scientifico e della creazione di conoscenza.