Da una parte abbiamo il prof. Israel che sostiene con chiarezza la sua tesi: se+consideriamo+la+scuola+come-una-azienda+la+portiamo+alla+rovina e di conseguenza chiarisce ” che la scuola e l’università non sono aziende e servizi, che la cultura e l’istruzione non sono “prodotti”, che l’efficienza aziendalistica è assolutamente inappropriata e inefficiente in questo contesto, che l’idea di concepire alunni e famiglie come “utenti” è devastante, che il termine “customer satisfaction” andrebbe proscritto in questo contesto, salvo la valutazione di edifici, gabinetti e servizi accessori all’insegnamento propriamente detto…”.
Dall’altra parte assistiamo a spinte dalla base, amplificate dai media, che porterebbero a forme anche rozze di una customer satisfaction autogestita, come quelle realizzate a Milano dagli studenti di acidopolitico con il supporto del quotidiano La Repubblica: Facolta-di-Scienze-politiche:I-voti-ai-ai-docenti
Vi troviamo alcune affermazioni di principio come “conoscenza e cultura non si misurano”, oppure che “le griglie di valutazione non funzionano perché possono essere aggirate in mille modi”. L’idea forza sottostante è bene espressa dal motto di Paul Valery che compare sul sito preceduto da una premessa provocatoria:
Una frase che occorrerebbe avere il coraggio di pronunciare senza paura delle strida dei beoti:
“A MIO AVVISO, IL VERO VALORE DI UN INSEGNAMENTO E’ IN RAGIONE INVERSA DELLA SUA UTILITA’ IMMEDIATA” Paul Valéry
Io credo che questa sia una verità di fondo da non dimenticare mai , ma che non si possa sventolare come una bandiera, o una rivendicazione di superiorità intellettuale, davanti alla società di oggi e alle esigenze che esprime.
Giavazzi sul Corriere di oggi sostiene che “il primo passo per una riforma della scuola ” è la sostituzione dei concorsi pubblici con “un sistema in cui le assunzioni vengono decise da chi poi sopporta le conseguenze di un’eventuale decisione sbagliata, in primo luogo i presidi di ciascuna scuola”. Occorre che ci sia un maggiore spazio discrezionale per i presidi nella gestione della scuola. tabù-concorsi-scuola La questione della discrezionalità nel management pubblico mi trova completamente d’accordo, ma meriterebbe un lungo discorso…
Rubbettino ha pubblicato due libri utili per chi è interessato alla scuola.
Meritocrazia di Cristina Palumbo Crocco analizza i problemi del brain drain che portano tanti giovani italiani interessati alla scienza ricercare all’estero sbocchi professionali tanto ardui da trovare in Italia.
La Pangea della cultura di Dora Anna Rocca propone schede di lettura multidisciplinare delle esperienze di personaggi, da Talete di Mileto a Rita Levi Montalcini, che hanno apportato notevoli contributi nella storia della scienza, inquadrandoli nelle vicende storiche e culturali della rispettiva epoca.
Il nuovo Ministro dell’Istruzione ha espresso in questi giorni alcune idee, senz’altro riflessive e sensate, sui problemi della scuola e degli insegnanti. Ma è interessante osservare soprattutto i commenti suscitati nel pubblico che manifestano quella estrema varietà di posizioni e di sentimenti che ha sempe finito per mettere in crisi tutti gli aspiranti riformatori. Commenti del 2008
Uno dei nodi è sempre la questione di valutare il merito degli insegnanti. Per memoria, è utile riportare il testo dell’accordo contrattuale sul quale si basò il tentativo fallito di Luigi Berlinguer di riconoscere professionalità e merito, insieme ad una selezione di commenti allora inoltrati da insegnanti sul sito del ministero. Commenti del 1999
Daniel Pennac in Diario di scuola racconta la sua esperienza di pessimo studente che ha finito per diventare professore e scrittore. L’intervista e il video del dibattito con Sfefano Benni offrono una ulteriore manifestazione del concetto di qualità dinamica applicato alla scuola.
Ne emergono indicazioni che vanno controcorrente: “Ho sempre pensato che la scuola fosse fatta prima di tutto dagli insegnanti. In fondo, chi mi ha salvato dalla scuola se non tre o quattro insegnanti?”.
“Tutti i miei fallimenti, quando sono divenuto professore, li ho capitalizzati per trasformarli in sapere. E giuro che è stato un processo intellettuale davvero stimolante. Io so che vuol dire la paura di non saper soddisfare una domanda. La risposta, per tutti e per i bambini soprattutto, è il modo con cui costruire e rinnovare la propria identità. E’ una paura che non ci abbandona mai. Così da professore ho voluto aprire le porte del cervello dei miei “somari” liberandoli da questo sentimento soffocante, terribile. Purtroppo non sempre ci sono riuscito”.
L’università italiana ha tanti problemi e tanti limiti ma è difficile riconoscerli nel quadro tratteggiato dall’articolo di Citati pubblicato con evidenza da Repubblica: Citati
In risposta Bernardini ironizza giustamente sul rimpianto del tempo passato: Bernardini
Viene però da chiedersi se una parte dei nostri problemi non provengono proprio dall’influenza eccessiva del pensiero di intellettuali come Citati nella società italiana: il metodo è sempre quello, giudizi pesanti fondati su vaghe ed episodiche impressioni, nessun riferimento empirico, nessuna verifica di quanto si sostiene con fatti accertati.
E’ uscito il n° 2, 2008 di Risorse umane nella PA: sommario
Contiene tra l’altro un editoriale di Renato Ruffini (C’ è ancora posto?) e una nuova uscita di Letture e visioni che commenta il film Freedom writers sul tema della diversità.
La vicenda di Erin Gruwell, che avviò innovazioni didattiche di ampia portata nel suo primo anno di insegnamento, stimolata da una classe piena di problemi e di “diversità”, può essere letta Continua la lettura di Letture e visioni: si parla di scuola→
La strada che conduce al miglioramento dei sistemi formativi ed educativi non solo è impervia ma deve attraversare tratti di deserto. Qui è possibile essere attratti da miraggi che portano fuori dal giusto percorso. Negli ultimi tempi si sta riponendo molta fiducia nelle ricette degli economisti, tanto che l’ufficio studi della Banca d’Italia sta diventando un riferimento importante anche per il mondo della scuola. Si tenga conto allora anche dei limiti inerenti agli approcci di politica economica, che a maggior ragione valgono quando ci si addentra in settori connotati da scopi multipli e grande intensità di relazioni interpersonali.
La legge di Goodhart recita: `When a measure becomes a target, it ceases to be a good measure’
La scuola e in generale la formazione operano sulla linea di confine tra diversi mondi e il loro stesso miglioramento richiede l’apertura al dialogo e al confronto nella consapevolezza della complessità. Per questo è importante l’incontro di oggi alla LIUC con il coinvolgimento di esponenti dell’economia (Corrado Passera), delle istituzioni (Adriano De Maio) e della stessa amministrazione scolastica (Mario Dutto): programma
Significativo in proposito è il recente quaderno bianco sulla scuola elaborato per conto del Ministero dell’Economia da un gruppo di lavoro interdisciplinare.