Archivi categoria: risposte alla crisi

Rientrano in questo argomento riflessioni e proposte su come reagire alla crisi finanziaria e dell’economia esplosa nel 2008

Chiude l’Audit Commission

“Now all local authorities will be audited by the same people who audited the banking system” … questo è  il commento di un lettore all’articolo del  the telegraph che annuncia la decisione del governo britannico di porre fine all’esperienza della  audit commission l’organismo messo a guardia dell’economicità degli enti del governo locale da oltre trent’anni, nonostante gli indubbi successi ottenuti nel tempo. Ma forse ogni istituzione di questo tipo ha un rendimento calante nel tempo. Le funzioni comunque passano al NAO l’agenzia che si occupa della PA centrale e saranno in buona parte esternalizzate a società di auditing. Si dovrebbe riflettere di più su esperienze come queste e analizzarle più in profondità; le agenzie di questo tipo nei paesi anglosassoni sono una cosa seria, tutt’altro che  istituzioni di facciata: basta confrontare i 2000 dipendenti cui era arrivata AC con le poche decine di funzionari che lavorano in agenzie nostre come CIVIT (ora ANAC) e ANVUR.

Genovesi e l’Economia Civile

Si è avviato in LIUC il ciclo di incontri sulla  economia civile con una riflessione sulla tradizione degli economisti italiani, e in particolare dell’Abate Genovesi, titolare a Napoli nel ‘700 della prima cattedra di Economia Politica. Sono concetti che tornano oggi attuali di fronte alla crisi evidente di quel ‘pensiero unico’ dell’economia che è prevalso nel mainstream mondiale ed ha messo in ombra quel tessuto relazionale che costituisce il fondamento del benessere sociale. La ‘felicità pubblica’ di cui parlavano Genovesi, Muratori, Verri e Beccaria non significa un’intromissione dello stato nella sfera personale, ma costituisce l’orientamento alla cura di quei beni essenziali anche per un sano sviluppo economico che gli stessi economisti contenporanei hanno dovuto sia pur tardivamente riconoscere attraverso nozioni che mantengono un fondo di ambiguità come è il caso del “capitale sociale”.

Coase: un “economista di strada”

La scomparsa di Ronald Coase, avvenuta all’inizio di settembre a 102 anni, è stata commentata dai nostri economisti in modo convenzionale, richiamando soprattutto l’argomento dei costi di transazione: v. ad esempio : barba navaretti Ma in fondo l’analisi della convenienza tra produrre in proprio o acquistare è divenuta ormai una banalità; l’attualità di coase sta in altro, per esempio nella sua critica agli “economisti alla lavagna” e nella sua concezione dell’impresa espressa dalla metafora di “un’isola di potere conscio” come avevo sottolineato in un editoriale di sviluppo e organizzazione del 2011 pubblicando anche un articolo di carlo  stagnaro che anche ora interviene sul contributo di coase in modo più pertinente, definendolo tra l’altro un “economista di strada”.

La spending review che non incide

La riorganizzazione dei  tribunali segna il passo. Come sempre accade, le norme apparentemente drastiche sui recuperi di efficienza si diluiscono via via nella lunga catena dei provvedimenti attuativi. L’accorpamento dei tribunali è fondamentale non solo per risparmiare risorse ma anche per consentire una maggiore specializzazione dei magistrati. E’ una delle tante occasioni perdute che dipende anche dal metodo con il quale si avviano queste riforme, sempre lo stesso da decenni … purtroppo non si impara dagli errori

Il punto critico della finanza pubblica

Questo intervento di vincenzo visco segnala il punto critico dell’attuale regime di finanza pubblica messo in evidenza dalla vicenda dei crediti delle imprese verso la PA; purtroppo non è stato mai affrontato negli utlimi 15 aani anche quando visco era ministro.

“Occorrono riforme radicali nel funzionamento del ministero del Tesoro anche nei suoi rapporti con gli altri enti di spesa decentrati, riforma del sistema di federalismo finora introdotto, spending review effettive (il che significa essenzialmente la riforma delle strutture organizzative della P.A.), bilanci standard per gli enti locali, prontuario e classificazione delle singole voci di spesa uniformi e condivisi, monitoraggio continuo dei processi di spesa e dell’andamento delle entrate a tutti i livelli di governo con la ricostruzione/integrazione dei sistemi informativi esistenti, responsabilità personale degli amministratori (politici e non), programmazione dei tagli e dei risparmi da effettuare che siano sostenibili e quindi attuabili ecc.”

Democrazia e competenza

Il problema di una leadership troppo lontana dalla base riguarda  tutte le grandi organizzazioni e non è solo un problema di “democrazia” perché investe direttamente l’efficacia operativa. fabrizio  barca pone lucidamente questo aspetto al centro della sua “Memoria politica dopo 16 mesi di governo”, diffusa nell’aprile 201 profilando la sua idea di “partito nuovo per un buon governo” che sia innanzitutto mobilitatore di conoscenze: perseguire la concentrazione delle decisioni nelle mani di pochi non è solo in tensione con il principio di rappresentanza. È anche in tensione con il principio di competenza. È un errore e basta. È l’errore compiuto (…) durante l’ultimo trentennio affidandosi per decisioni di grande importanza a manager e tecnici privati o alle tecnocrazie degli organismi internazionali, nell’assunto che essi conoscessero le regole e le istituzioni che, in modo indipendente dai contesti, consentono di assicurare decisioni buone. La grave crisi economica in atto è anche, in larga misura, il risultato di questo errore. Urge allora riconoscere in un partito volto alla ‘mobilitazione cognitiva’ anche un partito che lavora, con costanza, a ricomporre principio di maggioranza e principio di competenza (…) Serve un partito che lo faccia senza negare la complessità del sistema delle conoscenze necessarie ad assumere decisioni pubbliche, come chi ritiene la Rete un sostituto possibile dei partiti. E che, riconosca che solo la mobilitazione di tutte le conoscenze disponibili può affrontare realtà complesse in modo adeguato. In sintesi, la ricomposizione fra cittadini votanti e cittadini proponenti e partecipanti è l’unico vero ponte possibile fra principio di maggioranza e di competenza”.