Archivi categoria: Riforma delle amministrazioni pubbliche

Rientrano in questo argomento analisi, riflessioni e proposte per il miglioramento delle istituzioni, della loro organizzazione e dei servizi offerti

L’imbarazzante deriva dell’economia

L’idea prospettata dal governo di legare all’andamento del PIL gli  incentivi per i dirigenti statali ha fatto discutere; certo può sconcertare alla luce dell’innovazione emergente, se anche droga e prostituzione saranno inclusi nel calcolo del PIL…

Non è un problema moralistico, ma di chiarezza di idee e di capacità di pensiero autonomo e critico

Comma 222

Ci voleva un “bocconiano” come il Presidente Monti per introdurre un emblematico “comma 222″ nel nostro sistema legislativo. Leggere per credere: un articolo della norma sulla spending review promossa dal Governo Monti (art. 3 comma 9 del decreto legge n. 95/12, convertito in legge n. 135 stesso anno)  ha aggiunto all’art. 2 di una delle vecchie leggi finanziarie “tremontiane” (legge 191 del 2009) il comma 222 ter che prevede specifiche misure tese a ridurre gli spazi destinati all’archiviazione cartacea della documentazione delle amministrazioni statali. Si pensa di riuscire a governare dal centro con norme rigide aspetti di gestione minuta come la riduzione degli spazi di archiviazione dei documenti di organizzazioni complesse articolate su tutto il territorio nazionale come i ministeri. Demanio (e Corte dei Conti) dovrebbero coordinare e controllare tutto questo erogando eventualmente sanzioni economiche. Il Governo Monti non c’è più, le norme restano. Auguri!  Il testo è questo:

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Chiude l’Audit Commission

“Now all local authorities will be audited by the same people who audited the banking system” … questo è  il commento di un lettore all’articolo del  the telegraph che annuncia la decisione del governo britannico di porre fine all’esperienza della  audit commission l’organismo messo a guardia dell’economicità degli enti del governo locale da oltre trent’anni, nonostante gli indubbi successi ottenuti nel tempo. Ma forse ogni istituzione di questo tipo ha un rendimento calante nel tempo. Le funzioni comunque passano al NAO l’agenzia che si occupa della PA centrale e saranno in buona parte esternalizzate a società di auditing. Si dovrebbe riflettere di più su esperienze come queste e analizzarle più in profondità; le agenzie di questo tipo nei paesi anglosassoni sono una cosa seria, tutt’altro che  istituzioni di facciata: basta confrontare i 2000 dipendenti cui era arrivata AC con le poche decine di funzionari che lavorano in agenzie nostre come CIVIT (ora ANAC) e ANVUR.

Politica e dirigenza pubblica

Nel job act proposto da Matteo Renzi c’è anche l’eliminazione del rapporto di lavoro a tempo inteterminato della dirigenza pubblica; è una questione da tempo sollevata con visioni diverse: ainis , panebianco e che innesca naturalmente reazioni: lettera aperta

Se è vero che soluzioni semplicistiche non possono funzionare, siamo tuttavia di fronte a un problema che è tempo di affrontare con modalità innovative.

Circoli viziosi che resistono nel tempo

Nell’ambito del convegno su equilibri di bilancio e autonomia gestionale delle amministrazioni tenuto il 3 luglio scorso alla camera dei deputati è stato richiamato il mio scritto del 1983 sui circoli viziosi nei rapporti interorganizzativi tra enti locali e organi centrali di governo, un problema che sta riprendendo attualità di fronte alla contraddizione irrisolta tra federalismo fiscale e manovre finanziarie di ispirazione centralistica. La rivista Azienda pubblica pubblicherà prossimamente un dibattito in materia; qui anticipo il mio  intervento

L’ingorgo legislativo

Ormai sono chiari gli effetti dell’ingorgo normativo di cui parla  antonio zucaro sul sito eticapa: la bulimia legislativa indice le amministrazioni a  dedicare sempre più risorse alle funzioni di regolazione interna (di auto-amministrazione) per evitare di incorrere in sanzioni e sempre meno risorse sono destinate ai servizi che producono valore sociale e pubblico. Forse è vero che non è tempo di coltivare velleità di grandi riforme destinate ad essere eluse e ad alimentare nuove delusioni. Tuttavia, si deve rilevare che la tempesta normativa degli ultimi anni si caratterizza per una serie di effetti negativi non desiderati, che ormai sono evidenti e che richiedono non tanto un tempo di apprendimento legato a un processo di assimilazione o sedimentazione, quanto una difesa.

Ci sono ingorghi normativi da rimuovere, nodi gordiani da districare, cui non si può evitare di riportare attenzione, perché sterilizzano e bloccano le potenzialità positive sia di risparmio che di innovazione.

Riforme efficaci non possono ignorare questa realtà; non basta concentrare l’attenzione su una operatività intelligente; servono interventi strutturali che orientino l’ordinamento giuridico che presiede al funzionamento delle amministrazioni pubbliche in una direzione compatibile con la complessità e il dinamismo del contesto in cui queste sono chiamate ad operare.