Archivi categoria: Leadership

Rientrano in questo argomento interventi e commenti che riguardano il ruolo e le caratteristiche dei leader nelle organizzazioni sociali

Sviluppo & Organizzazione n. 315

Nel numero di Sviluppo & Organizzazione in uscita prendiamo lo spunto dall’ultimo libro di Mintzberg, per affrontare un tema organizzativo molto attuale. Le grandi imprese globali stanno attraversando una fase di cambiamento senza precedenti nelle loro strutture.
Questi cambiamenti riflettono un’insoddisfazione e un’inquietudine nel management, con un’accentuata centralizzazione
delle funzioni chiave nel quartier generale e un’espansione delle funzioni trasversali come finanza, HR, sostenibilità e tecnologia.
In questo, forse la sfida principale consiste nel rivedere i fondamenti dell’autorità manageriale, cercando una legittimazione morale
attraverso scopi organizzativi significativi e orientati al bene comune. Questa prospettiva offre una via da percorrere per un management
più responsabile e orientato al futuro, fondato su valori etici e collaborativi, ma non è tutto così semplice né così scontato. C’è molto da dibattere e continueremo a farlo con altre iniziative.

Il management come problema

Il tema  “Educare al lavoro” oggetto del prossimo  Forum-di-Sviluppo-&-Organizzazione riguarda anche il ruolo svolto dai manager nelle aziende. In merito ripropongo l’analisi forse ancora attuale di un mio articolo del 1989 su il management come problema  che inquadra  “limiti e squilibri… che riguardano il management e la sua cultura” e sono “all’origine anche di molte delle occasioni che continuamente si perdono di valorizzare e responsabilizzare maggiormente il lavoro”.

Sviluppo & Organizzazione n. 310

E’ uscito il numero di   SVILUPPO_ORGANIZZAZIONE_MARZO_APRILE_2023

Nella rubrica cinema & romanzi, inaugurando la nuova versione “registi d’impresa”, abbiamo commentato il film “Forza ragazzi” di Antonio Albanese dibattendone con un gruppo di Direttori del personale con i quali si è condivisa la visione.

In una discussione  orientata ad esaminarne i contenuti in chiave di gestione del personale in azienda, i partecipanti hanno evocato una pluralità di temi, tutti pertinenti: leadership, formazione, linguaggio, performance, fiducia, responsabilità, competenze, gruppo, ecc. L’aspetto che ho sottolineato riguarda la motivazione. I protagonisti del film la trovano e la rinforzano progressivamente, a partire dal riconoscersi nella condizione di attesa e della sua ambiguità; è la radice affettiva della motivazione a delinearsi sempre più nettamente nel corso della vicenda, coinvolgendo anche i personaggi all’inizio più scettici. Contemporaneamente, però, emerge il carattere volatile, l’instabilità del processo motivante che costituisce il risvolto problematico della sua stessa potenza in quanto fenomeno relazionale carico di affettività.

Anche in questo consiste il pregio del film, nell’evidenziare che non esistono ricette semplici e che certe felici congiunzioni di sentimenti che danno grande spinta sono sempre esposte ad esaurirsi, hanno forse un quid di irripetibile, pongono comunque il problema di mantenere e rinnovare quella tensione positiva che genera performance (in tanti sensi) elevate.

Organizzazioni 4.0 e nuovi modelli manageriali

Il 14 novembre a Milano partecipo al Convegno ‘Organizzazioni 4.0 e nuovi modelli manageriali’. L’evento, organizzato da @Edizioni ESTE e dalla rivista #Sviluppo&Organizzazione, sarà occasione per approfondire la necessità di un ripensamento del design delle organizzazioni, sviluppando modelli non tradizionali, nuove soluzioni progettuali e un coerente sviluppo di nuove competenze e abilità che consentano alle imprese di governare il cambiamento:  il convegno

On organizing: un’intervista a James March

In questa intervista, disponibile in open access,  James March  , credo il più grande teorico vivente dell’organizzazione, offre una pluralità di spunti per la scienza e il design dell’organizzazione, oltre che per il metodo di ricerca nelle scienze sociali. In un mondo “incontrollabile”, dove domina l’incertezza, l’atteggiamento corretto è di “ottimismo senza speranza”, dove si combina l’impegno nell’agire con una dose di scetticismo sui risultati dell’azione. Nel design dell’organizzazione, e in generale nella vita organizzativa, i decisori, i  leader,  possono e devono agire con fermezza, come se la propria azione fosse decisiva, ma senza grande sicurezza di ottenere l’esito desiderato. Questo ha delle conseguenze sulla teoria della performance; molte ricerche pretendono di definire i fattori da cui consegue la migliore performance di un’organizzazione; questo è poco fondato e realistico, molto di più si può dire sulle conseguenze di una performance (buona o cattiva che sia), perchè  la performance funziona meglio come variabile indipendente che come variabile dipendente. E’ un testo che merita leggere perché fa molto riflettere e smonta tanti luoghi comuni del management.