Al Convegno di S&O sui “Nuovi modelli organizzativi per la Customer Experience” ho individuato nella interazione tra tecnologia e soggettività sociale il fatto veramente nuovo che impone cambiamenti organizzativi importanti nelle aziende. L’impatto interessa infatti in modo forte sia le relazioni con il mercato e il contesto esterno, sia la vita organizzativa interna e le relazioni interpersonali che la caratterizzano. Strutture, ruoli professionali, competenze, comportamenti sono posti sotto tensione in modi nuovi. Soluzioni veramente persuasive stentano tuttavia ad affermarsi per la presenza di contraddizioni irrisolte che ostacolano la diffusione in orizzontale di pratiche generative improntate alla collaborazione e capaci di sostenere ambiguità e incertezza.
Col nuovo governo ritorna l’attenzione per la riforma della PA e della dirigenza in particolare, un tema trascurato negli ultimi anni: riforma dirigenza pubblica , i nodi da sciogliere sono tuttavia intricati: castronovo
Nel convegno di Sviluppo & Organizzazione e di Persone & Conoscenze si discute della formazione in questi tempi difficili; valutare i risultati della formazione è importante ma non deve portare a restringere in modo troppo chiuso le potenzialità della formazione come vettore di cambiamento.
La riflessione di Assochange sulla figura del change manager trova spazio anche sul “Mondo” che pubblica un servizio in argomento, nel cui ambito ho sottolineato come a questo ruolo “vada stretta” l’inclusione nell’ambito della funzione Risorse Umane.
Nel job act proposto da Matteo Renzi c’è anche l’eliminazione del rapporto di lavoro a tempo inteterminato della dirigenza pubblica; è una questione da tempo sollevata con visioni diverse: ainis , panebianco e che innesca naturalmente reazioni: lettera aperta
Se è vero che soluzioni semplicistiche non possono funzionare, siamo tuttavia di fronte a un problema che è tempo di affrontare con modalità innovative.
E’ uscito il n. 256 di Sviluppo & Organizzazione. L’editoriale è dedicato alle problematiche emergenti di cambiamento organizzativo con particolare attenzione per i ruoli professionali attivi nel change management.
L’Accademia Italiana di Economia Aziendale ha festeggiato nel suo Convegno di Lecce il proprio bicentenario; un’occasione importante per riflettere sul processo di internazionalizzazione dell’aziendalismo italiano; come osserva Giorgio Invernizzi nella sua relazione introduttiva al Convegno, pubblicare articoli in inglese su riviste estere importanti“non è condizione sufficiente per diffondere l’approccio aziendalistico italiano. E’ solo una condizione necessaria, che addirittura espone a rischi di perdita di identità in assenza di una strategia di internazionalizzazione che coinvolga i nostri Istituti e i nostri Dipartimenti”.
Il problema di una leadership troppo lontana dalla base riguarda tutte le grandi organizzazioni e non è solo un problema di “democrazia” perché investe direttamente l’efficacia operativa. fabrizio barca pone lucidamente questo aspetto al centro della sua “Memoria politica dopo 16 mesi di governo”, diffusa nell’aprile 201profilando la sua idea di “partito nuovo per un buon governo” che sia innanzitutto mobilitatore di conoscenze:“perseguire la concentrazione delle decisioni nelle mani di pochi non è solo in tensione con il principio di rappresentanza. È anche in tensione con il principio di competenza. È un errore e basta. È l’errore compiuto (…) durante l’ultimo trentennio affidandosi per decisioni di grande importanza a managere tecnici privati o alle tecnocrazie degli organismi internazionali, nell’assunto che essi conoscessero le regole e le istituzioni che, in modo indipendente dai contesti, consentono di assicurare decisioni buone. La grave crisi economica in atto è anche, in larga misura, il risultato di questo errore. Urge allora riconoscere in un partito volto alla ‘mobilitazione cognitiva’ anche un partito che lavora, con costanza, a ricomporre principio di maggioranza e principio di competenza (…) Serve un partito che lo faccia senza negare la complessità del sistema delle conoscenze necessarie ad assumere decisioni pubbliche, come chi ritiene la Rete un sostituto possibile dei partiti. E che, riconosca che solo la mobilitazione di tutte le conoscenze disponibili può affrontare realtà complesse in modo adeguato. In sintesi, la ricomposizione fra cittadini votanti e cittadini proponenti e partecipanti è l’unico vero ponte possibile fra principio di maggioranza e di competenza”.