Dipendenza culturale

Vi è qualcuno anche fra gli economisti che reagisce alla dipendenza culturale verso il mondo anglosassone, per esempio Paolo Savona, che di recente ha scritto: “vi è però anche un fenomeno del tutto disdicevole: l’accettazione, certamente al di qua dell’Atlantico, del colonialismo culturale americano, che si manifesta in diverse forme: l’esaltazione della cultura anglosassone da parte dei nostri media e l’accreditamento ricercato dai nostri economisti presso l’accademia americana, ignorando la buona produzione scientifica interna, nonché l’assegnazione di cattedre nelle nostre università sulla base delle citazioni (si chiama, ovviamente in inglese, impact factor) che ricevono i giovani ricercatori principalmente dalle riviste americane e dalle lobby che le guidano. Noi italiani conosciamo abbastanza bene le loro idee, loro ben poco le nostre. Una volta si chiamava ignoranza. In conclusione, il problema non è trovare un nuovo paradigma economico, ma mettere insieme quelli già di nosra conoscenza e, soprattutto, dare più peso ai modi in cui opera la patologia economica”. (Il Foglio, Perché non serve un nuovo paradigma per capire l’economia, venerdì 6 novembre 2009)