Superficialità e connessioni

Colpisce trovare in un romanzo che ha ormai due secoli una critica della sindrome da primo della classe e dell’apprendimento superficiale che tanto affligge la didattica basata su powerpoint dei nostri tempi. Goethe nel romanzo “le affinità elettive” rappresenta infatti mirabilmente la difficoltà di decifrare il processo educativo e formativo. La nobile signora Charlotte ha due ragazze in collegio. La figlia Luciane è una delle migliori allieve, molto elogiata dalla direttrice; la nipote Ottilie, adottata come figlia, ha invece dei problemi che la direttrice periodicamente evidenzia nelle sue lettere alla genitrice. Ma su questa ragazza l’assistente sembra esprimere, nell’allegato che viene recapitato alla signora, un parere divergente:“…mentre dobbiamo congratularci con Lei per una figlia che riunisce in sé tutte le qualità brillanti con le quali si emerge in società, non sento di doverla ritenere meno fortunata perché nella sua figlia adottiva le è stata donata una figliola nata per il benessere, la felicità degli altri e di certo anche sua. Ottilie è quasi l’unica nostra pupilla sulla quale non riesco a essere d’accordo con la nostra stimata direttrice. Non critico in alcun modo questa signora per il fatto che pretende di vedere esteriormente e chiaramente i frutti delle sue cure; ma ci sono anche frutti chiusi che sono proprio quelli buoni e succosi che prima o poi arrivano a una bella maturazione. Tale è certo la sua figlia adottiva. Da quando le do lezioni la vedo procedere sempre dello stesso passo, adagio, adagio in avanti, mai indietro. Se c’è una creatura con la quale bisogna cominciare da principio, certo questa è lei. Ciò che non segue dai precedenti, non lo capisce. Di fronte a un argomento facilmente afferrabile che per lei non è connesso a nulla, si ferma incapace, quasi testarda. Ma se si riescono a trovare i nessi e a farglieli afferrare, riesce a capire l’argomento più difficile. Di questo lento passo resta indietro rispetto alle sue compagne che avanzano con tutt’altre doti, afferrando facilmente anche ciò che è sconnesso, ritenendolo facilmente e applicandolo di nuovo con scioltezza. Così in una lezione affrettata lei non impara, non ritiene nulla; come accade in alcune lezioni tenute da insegnanti ottimi, ma rapidi e impazienti. (…) Per concludere con un’osservazione generale, vorrei dire che non impara come una che deve venire educata, ma come una che vuole educare; non come allieva, ma come futura insegnante”.