Call center e caste!

Ancora sul film di Virzì Tutta la vita davanti! E’ interessante il confronto con un’altra storia di giovani addetti a un call center, quella raccontata dal best seller dell’autore indiano Chetan Bhagat “Una notte al call center” (edito in Italia da Rizzoli, 2007). Il romanzo racconta le vicende di sei operatori di un call center indiano  che lavorano di notte rispondendo alle chiamate di clienti americani.  La differenza sostanziale tra la storia del film italiano e quella del romanzo indiano è soprattutto di “clima”. Il lavoro del call center in India è percepito come un’occasione di riscatto, di sviluppo. Parlando con i loro clienti americani, spesso volgari e stupidi, molti giovani indiani maturano consapevolezza di una propria superiorità intellettuale e morale. Nel contesto di un grande paese in crescita, che si sta liberando dai retaggi del passato, anche un lavoro non entusiasmante è concepito come propedeutico verso altre esperienze. Nel frattempo il fatto di passare le notti insieme ad altri giovani è un fattore che valorizza il gruppo in un clima di amicizia e divertimento. Il libro di Bhagat rende bene questo clima, riesce a ispirare fiducia nel futuro attraverso una storia di giovani che condividono momenti di allegria e di solidarietà anche all’interno di una situazione precaria.Il confronto con la corrispondente situazione del romanzo indiano ci indica però che un paese non evolve positivamente se non coinvolge le generazioni più giovani in un processo di miglioramento sostenuto e innervato da soggetti sociali forti. Non basta certo quindi una solidarietà degli esclusi per configurare una prospettiva alternativa al declino di un’economia e di una società. Rischia forse il nostro paese, dove un libro intitolato “La casta” è stato il best seller degli ultimi anni, di ritrovarsi più diviso al suo interno, tra generazioni diverse, tra garantiti e no, tra raccomandati e precari, di quanto lo sia oggi il paese che le caste le ha per davvero, come eredità di una lunga storia che sussiste ancora nel presente? E’ possibile che l’India trovi nei giovani il fattore traente del suo riscatto in un clima di speranza e di ottimismo mentre un’Italia in evidente crisi demografica fatica lo stesso a valorizzare i pochi giovani di cui dispone?