Si è chiuso il 30 novembre 2023 il ciclo di incontri organizzato a Brescia da Vitale-Zane & Co. 100 minuti: “Era digitale, reti, Intelligenza Artificiale, coscienza individuale”
Sono intervenuto al quarto incontro imperniato sulla relazione del filosofo Silvano Petrosino: registrazione
Marco Vitale puntualizza i-sei-errori-del-non-profit : il quinto errore “sarebbe” l’eccessiva frantumazione, ma su questo ha dei dubbi anche lui. L’Italia è così, divisa in frammenti molto vitali. Ha senso porre il problema di fare sistema, ma occorrono modi intelligenti non la ricerca di dimensione solo quantitativa.
Amaro articolo di Marco Vitale che vede sempre più mancare legalità e verità ma tuttavia chiude esortando a vedere anche le cose positive e comunque a distinguere situazioni e comportamenti di diverso segno.
Liberare il pensiero all’interno delle organizzazioni per un salto di creatività e produttività questo è il succo della intervista di Marco Vitale: per farlo occorre evitare di seguire le ricette di alcune categorie di suggeritori: agevolisti, congiunturalisti, minimalisti, nihilisti e anche statalisti….
Segnalo il sito personale di Marco Vitale, ove sono accessibili tra l’altro i suoi articoli recenti e degli anni scorsi, di grande interesse per l’attuale dibattito sulla crisi. L’idea di fondo di “combinare un’economia di mercato imprenditoriale e competitiva con una visione umana e umanistica dell’attività economica” trova molteplici sviluppi anche con richiami storici di grande interesse.
L’intervento di Marco Vitale Sbagliare-non-era-obbligatorio nel dibattito su il Sole 24 ore rimette molte cose a posto rispetto a chi parla di meri errori tecnici e di imprevedibilità della crisi. Ecco la chiusura potente di questo articolo:
“Sono i menestrelli del tutto come prima e i talebani del mercato i veri nemici del capitalismo, se vogliamo continuare ad usare questa parola che grandi storici dell’economia come Braudel e Cipolla (ma prima di loro Einaudi) ci hanno insegnato essere molto ambigua e da dismettere. Qualcosa, sia pure lentamente, sta cambiando, come il seguente test può dimostrare. «Le banche non sono fatte per pagare stipendi ai loro impiegati o per chiudere il loro bilancio con un saldo utile; ma devono raggiungere questi giusti fini soltanto con il servire meglio il pubblico». Queste parole furono pronunciate da Luigi Einaudi nella Relazione del Governatore della Banca d’Italia per l’esercizio 1943 letta nell’aprile 1945. Se Luigi Einaudi avesse pronunciato queste parole nell’America di quattro anni fa sarebbe stato, probabilmente, internato al neurodeliri. Oggi rimarrebbe a piede libero, anche se sarebbe irriso a mezza bocca dai Summers, Geithner, Rubin e dai cantori e maggiordomi del supercapitalismo. Ma sarebbe difeso da Barack Obama e da Volcker, forse l’unico personaggio rispettabile del vecchio establishment finanziario americano”.
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