Il sito eticapa ha pubblicato il mio intervento sul performance management nelle PA, dove si esaminano alcuni aspetti del nuovo ciclo di riforme della PA che si sta aprendo alla luce dei passati fallimenti e delle esperienze internazionali
Il sito eticapa ha pubblicato il mio intervento sul performance management nelle PA, dove si esaminano alcuni aspetti del nuovo ciclo di riforme della PA che si sta aprendo alla luce dei passati fallimenti e delle esperienze internazionali
L’incredibile dichiarazione del Ministro dell’istruzione ci riporta ai tempi del bastone & carota di Brunetta.
Ma il tema è oggetto anche di serie trattazioni scientifiche che smascherano l’ingenuo e presuntuoso decisionismo ministeriale: only for donkeys
Una diagnosi impietosa del fallimento della riforma brunetta è sul sito di pietroichino : il documento Ichino Morando apre lo sguardo verso un processo di riforma molto più ampio e rappresenta una buona base di ragionamento per il futuro; la mia idea è che occorra in questo quadro anche un ripensamento del concetto stesso di misurazione della performance secondo le modalità delineate dalla Civit e soprattutto del collegamento meccanico con gli incentivi economici per dirigenti e personale.
La fine della riforma brunetta è oggetto di un articolo di lavoce.info dopo il recente accordo sindacale, che ho così commentato:
Qualche mese fa avevo già scritto di “pietra tombale sulla riforma brunetta” in relazione alla manovra finanziaria di tremonti. Ora se ne traggono le inevitabili conseguenze in intesa con i sindacati. Il problema è che non si è mai voluto fare una riflessione critica sui contenuti di riforma tentati dal 1992 ad oggi e sui paradigmi concettuali sottostanti, prima di tutto l’idea di direzione per obiettivi e la conseguente incentivazione. Ma c’è anche la questione del datore di lavoro pubblico che resta un’astrazione se manca una condivisione da parte dei diversi centri decisionali e si fanno forzature con strumenti solo apparentemente forti come le leggi. Le diverse parti hanno continuato a operare in modo opportunistico e la Civit trovandosi priva di un reale spazio strategico ha aggravato le cose con il suo attivismo, divenendo esempio vivente di come un’alta produttività priva di intelligenza di cose e situazioni abbia scarso valore, anche se sostenuta da sapere scolastico.
In attesa di una riflessione di più ampio respiro, che richiederebbe un diverso quadro politico, ora bisognerebbe almeno salvaguardare la parte più valida della riforma che riguarda la trasparenza.
Pietro Micheli uno dei componenti della Civit si è dimesso dalla commissione incaricata di guidare la riforma della PA prevista dalla “legge Brunetta” dimissioni da Civit . La lettera al Ministro con le motivazioni espresse dallo stesso Micheli è riportata sul sito di pietroichino Giunge così al suo naturale esito un processo di riforma forte nella spinta ottenuta dall’opinione pubblica, ma debole sul piano progettuale come ulteriore “forzatura” di linee guida già fallite e soprattutto privo di un’idea chiara sulla gestione del cambiamento, come ho avuto modo di sottolineare in un precedente commento
La Civit ci ha messo del suo gestendo male l’attuazione, tutta basata su modelli molto “scolastici” di gestione delle performances e su una produzione a getto continuo di circolari che hanno disorientato gli enti. Rilevanti sono stati altri due aspetti. La forbice che si è realizzata tra ministeri e autonomie locali: i primi, obbligati all’attuazione in termini più immediati e stringenti ma anche meno preparati dalle esperienze precedenti e abituati da un alunga storia a vanificare le innovazioni legislative introdotte dall’alto in una logica illuminista. Si è visto cosa è successo con la nomina degli Organismi indipendenti di valutazione, infarciti di giuristi, dirigenti pubblici di lungo corso e membri dei precedenti servizi di controllo interno. Dall’altro gli enti locali, che grazie alla tutela dell’autonomia si sono abilmente sottratti con l’aiuto delle loro associazioni agli aspetti più cogenti della riforma, rinunciando peraltro a introdurre qualche innovazione. Del resto la scure tremontiana è nel frattempo calata sulle risorse degli enti, vanificando le residue velleità e ponendo in pratica come ho scritto in altra occasione una “pietra tombale sulla riforma”. Con onestà intellettuale ora Pietro Micheli ne trae le conseguenze.
La manovra in corso di definizione sembra mettere di fatto una pietra tombale sulla riforma brunetta: è quanto rilevato da due autorevoli commentatori: pietroichino , intervista
amaggior-ragione-una-riflessione-su-manovra-finanziaria-e-pubblica
L’intervento di brunetta all’apertura del forum PAmette in discussione i tagli lineari e orizzontali, quelli che “toccano allo stesso modo cicale e formiche” e propone misure intelligenti e selettive: vedremo, ma finora non si è visto niente di questo tipo … ci si attende molto anche da standard di servizio e standard di costi (v. federalismo fiscale), dalla misurazione delle performance…
Questo articolo di brunetta sulla corruzione mette in luce un aspetto della sua riforma che è forse meglio concepito di quegli altri che riguardano i sistemi di gestione delle performance.
Ieri il Consiglio dei Ministri ha definitivamente approvato il decreto legislativo attuativo della “riforma Brunetta” che tra poco entrerà in vigore. Sull’argomento si segnala il nuovo numero in uscita di Risorse Umane nella PA che contiene una serie di riflessioni critiche, tra cui il mio commento al testo preliminare.
Si attende dopo il perfezionamento dei pareri parlamentari il varo definitivo del più importante decreto legislativo della legge-riforma-pubblica-amministrazione . Come evidenzia il commento del Sole 24 ore i principi non sono nuovi ma ribadiscono l’impostazione originaria della 421 del 1992 (governo Amato): il problema vero è l’attuazione. Si ricomincia così da capo?