L’articolo di massimo recalcati mette in luce gi esiti nichilistici della pretesa di assoluta oggettività della scienza che sta invadendo anche il campo delle social sciences, in particolare la psicologia, ma non solo.
Rientrano in questo argomento gli interventi che riguardano le problematiche della formazione, della ricerca e del management universitario
L’articolo di massimo recalcati mette in luce gi esiti nichilistici della pretesa di assoluta oggettività della scienza che sta invadendo anche il campo delle social sciences, in particolare la psicologia, ma non solo.
Si è tenuto venerdì 25 giugno per iniziativa dell’ANVUR un incontro denso di contenuti su la buona amministrazione nelle università con la discussione delle linee guida sulla valutazione della performance nei settori dell’università e degli enti di ricerca. E’ disponibile on line l’intera registrazione del dibattito, una maratona di 8 ore. Nel mio intervento (inizio: 7.20.55), ho sottolineato l’importanza di assumere un concetto integrato di performance delle strutture, superando la separazione tra componente docente e componente tecnico amministrativa.
Nell’incontro all’ università di Milano si discuteranno gli effetti reali della riforma universitaria, sulla base di una ricerca che evidenzia gli scostamenti imprevisti tra intenzioni del legislatore e realtà.
Sorprende e disarma la critica preconcetta accolta dal corriere al titolo del nostro seminario sull’ANVUR come start up. L’articolo si basa unicamente sulla visione di ROARS senza alcun contraddittorio e avalla idee strambe come quella di misurare la produttività di un’agenzia di valutazione contando le delibere e il loro costo unitario, o quella di considerare le pubblicazioni dei membri dell’Anvur come espressione di performance dell’Agenzia . Nel seminario ci si è confrontati criticamente e si è parlato di pubblica amministrazione con il direttore di Anvur, non si è discusso di metodi di valutazione ma di modelli organizzativi per strutture di nuova istituzione. Ho criticato spesso nel merito le scelte dell’Anvur, ma per la produttività non si può che restare ammirati, con poche risorse si è fatto moltissimo, probabilmente troppo!
La testimonianza del dott. Roberto Torrini direttore generale dell’ anvur ha consentito di considerare sotto una luce nuova le vicende dell’agenzia, mettendo in luce le problematiche organizzative dell’avvio di una nuova struttura dedicata all’innovazione che si è affermata nonostante i vincoli della burocrazia e le contraddizioni della politica.
Si possono discutere metodi e scelte specifiche ma non si può negare l’intensità del lavoro svolto dall’agenzia con un eccezionale rapporto risorse/risultati rispetto a qualunque altra struttura della PA, grazie al grande apporto delle intelligenze diffuse nell’università italiana e all’impegno personale dei responsabili.
Nell’ intervento al youniversity-lab del PD ho sostenuto che oggi le università non possono chiedere autonomia, maggiori risorse, svincolo da alcune regole rigide della PA, se non nel quadro di un progetto di cambiamento che investa anche gli organi di goveno del sistema (MIUR, CRUI, CUN ecc.) e avvii processi di riorganizzazione su ampia scala, partecipati “dal basso ” e coordinati “dall’alto”, ma condotti con una diversa energia, spinta e forse anche “fantasia”, rispetto a quanto si è visto sino ad oggi. La valutazione in questa prospettiva rappresenta uno strumento fondamentale, che richiede il potenziamento dell’Anvur, il cui impegno ha consentito di avviare in pochi anni sistemi valutativi molto ramificati; i difetti emersi potranno essere corretti ma occorre procedere con decisione nella strada intrapresa.
Il workshop dell’ anvur su TEACHING AND RESEARCH EVALUATION IN EUROPE si è concluso il pomeriggio del 5 dicembre con due interventi di Didier Houssin (già presidente dell’Agenzia di valutazione francese) e di Giuliano Amato che hanno entrambi ravvisato l’esigenza che la valutazione dell’università abbracci anche le relazioni tra ricerca e didattica. Questo può sembrare ovvio, ma in realtà i tecnicismi hanno ormai così preso la mano che le valutazioni delle due attività core degli atenei scorrono ormai su binari paralleli, che non si incontrano mai. Amato ha individuato nell’innovazione la risorsa centrale per il futuro dell’Europa, richiamando l’importanza di una didattica che stimoli la creatività dei giovani; peccato che nel finale del suo intervento sia scaduto un po’ nel patetico riportando esempi tratti dalle esperienze di famiglia; quando si parla di università anche i migliori cervelli non resistono alla tentazione di proiettare limitate esperienze personali su scale più ampie …
La ricerca di Unires sulla governance delle università mette in luce gli effetti perversi e almeno in parte inaspettati della riforma Gelmini. Soprattutto nelle grandi università, la sostituzione delle facoltà con i dipartimenti ha portato ad una situazione caotica, dove l’accentramento dei poteri in rettore e CdA convive con la frammentazione delle strutture responsabiili della didattica e della ricerca.
L’ editoriale di Administrative Science Quarterly pone l’interrogativo del significato stesso degli scientific journals di fronte non solo alla grande diffusione di contenuti sul web ma anche al ruolo spesso improprio che le misure bibliometriche, focalizzate proprio sugli articoli su questi journals, stanno assumendo nel mondo della ricerca. Ne deriva una interessante riflessione sul posizionamento di diversi ambiti di pubblicazione rispetto al sistema della ricerca e alle sue forme organizzative.
La newsletter della AIV , l’associazione italiana di valutazione, pubblica un confronto sulla valutazione della ricerca: nel mio intervento sostengo la necessità di adottare metodi e sistemi valutativi che assicurino il pluralismo e la varietà degli approcci scientifici nell’ambito delle diverse discipline.